sabato 10 novembre 2007
La Poja Allegrini
Naso è intenso, ricco e stratificato; assai gratificante è la sequenza olfattiva per le nostre narici: foglia di tabacco, cuoio e polvere di caffè fuse ad un fondo boschivo da cui affiorano lentamente humus, muschio, radice di liquirizia, e legno nobile. Un coro polifonico di profumi dove ogni voce si distingue senza sovrapporsi l’una all’altra. La bocca è da manuale,si impone con leggiadria, senza mostrare muscoli, accarezzando con savoir faire la volta palatale; il tannino è straordinariamente levigato e così diffuso da far presagire ulteriori ed interessanti sviluppi. Un gioioso inno al bere che con la sua finesse si accompagna quasi con noncuranza all’importanza della beva. Semplicemente Grande.
sabato 15 settembre 2007
Kurni 2003 Oasi degli Angeli
Alla vista colpisce per un impenetrabile rubino dagli accesi riflessi , con una concentrazione così opulente che sembra quasi debordare. Appena versato nel calice effonde nell’aria inebrianti profumi di marasche sotto spirito e di more, poi è un continuo divenire in cui affiorano lentamente umori di sottobosco e di tabacco assieme a note di moka e di cuoio: un naso piacevolmente cangiante capace di regalare ancora mille e una sfumature a chi ha la pazienza di aspettare…
Denso e soffice al palato, è l’ossimoro la sua cifra stilistica con l’esuberante sobrietà e la potente levità. Straripante la dinamica gustativa dal tocco raffinato che emoziona per energia , volume e profondità. Ma la sensazione principe è la piacevolezza della beva che ci accompagna soavemente lungo e ben oltre l’interminabile finale. Ancora un sorso, please…Oh Noo! E’ già finito.
Denso e soffice al palato, è l’ossimoro la sua cifra stilistica con l’esuberante sobrietà e la potente levità. Straripante la dinamica gustativa dal tocco raffinato che emoziona per energia , volume e profondità. Ma la sensazione principe è la piacevolezza della beva che ci accompagna soavemente lungo e ben oltre l’interminabile finale. Ancora un sorso, please…Oh Noo! E’ già finito.
sabato 21 luglio 2007
Pelago 1999 Umani Ronchi
Granato intenso e concentrato con archetti fitti e lacrimazione lenta e sinuosa; il vino si annuncia ricco di estratto... Si libera nel bicchiere con un naso vitale e prorompente: marasche sotto spirito e frutti di bosco in confettura; poi, con il trascorrere dei minuti, affiora un fondo di humus che ti avvolge con sorprendente naturalezza. Potente e vigoroso nel caldo abbraccio alcolico, è gentile nella sua trama tannica dalla orditura assai raffinata, sostenuta e vitale la freschezza gustativa che rende estremamente agile l’assaggio.
Solos 2005 Kellerei Kaltern
Non appena si dirada una prevaricante ed assai invasiva nota eterea fanno capolino, dopo qualche insistita roteazione, sentori di ciliegia macerata in alcol e una leggera nota di mandorla: tutto sommato, però, è un naso troppo compresso su se stesso che stenta a decollare… In bocca un tannino addomesticato, quasi impercettibile, ingentilisce la beva che acquista in gradevolezza nel finale. Buona la morbidezza e la sapidità minerale.
STOAN 2006 Cantina Termeno
Luminoso giallo paglierino ravvivato da bagliori verdolini che si fanno notare sul bordo del bicchiere. Al naso si apre con uno sfumato tocco burroso intrecciato ad una dolce speziatura di vaniglia, poi è un’esplosione di frutta esotica, petali di rosa e litchi; viva è la sensazione di intensità e di nettezza che esprimono i singoli riconoscimenti. In bocca scorre caldo e morbido secondo uno sviluppo preciso e lineare, con importanti doti di freschezza che apportano un lungo e piacevole equilibrio.
PIETRANERA 2006 Marco De Bartoli
Fin dai primi istanti è grande l’espansione aromatica, sprigiona profumi fruttati di pesca ed arancia candita che giungono alle nostre narici con accentuata esuberanza; sullo sfondo una pennellata mineral-lavica dai decisi toni fumè ne aumenta decisamente la profondità. Dolce al naso e secco in bocca, un vino tutto giocato sui contrappunti per un’esecuzione spontanea e senza sbavature, assai piacevole grazie a una vibrante freschezza unita a una percettibile nota salina, con una bellissima tenuta fino alla chiusura, ahinoi, un po’ troppo repentina. Peccato…
DUBL Greco 2004 Feudi San Gregorio
Madame et monsieur… Si alza il sipario. Inutile dire cosa significa il nome Anselme Selosse per gli champagne lovers: ebbene avere l’opportunità di degustare in anteprima mondiale il Dubl è un’emozione difficile da scrollarsi da dosso. Ci proviamo:
giallo paglierino dagli smaglianti riflessi dorati che irradia luce e vitalità cromatica, buona la finezza del perlage. Il naso si muove con immediatezza su note fragranti di pera, agrumi e lieviti; poi qualche spunto minerale che lascia intravedere un grande potenziale. In bocca ha una gradevole tattilità in tutta la fase gustativa e dimostra di avere stile grazie all’ottimo dosage che non mortifica la fresca e pimpante personalità del Greco. Nel finale anche dei cedimenti, forse dovuti ai fremiti giovanili che appaiono ancora troppo in evidenza.
giallo paglierino dagli smaglianti riflessi dorati che irradia luce e vitalità cromatica, buona la finezza del perlage. Il naso si muove con immediatezza su note fragranti di pera, agrumi e lieviti; poi qualche spunto minerale che lascia intravedere un grande potenziale. In bocca ha una gradevole tattilità in tutta la fase gustativa e dimostra di avere stile grazie all’ottimo dosage che non mortifica la fresca e pimpante personalità del Greco. Nel finale anche dei cedimenti, forse dovuti ai fremiti giovanili che appaiono ancora troppo in evidenza.
giovedì 21 giugno 2007
Anghelu Ruju Riserva 1998 Sella & Mosca
Rosso rubino cupo con lampi granato. Naso profondo e fitto di amarena e di prugna sotto spirito, cacao ed erbe di macchia mediterranea, inchiostro e sfumature balsamiche. (Ancora una volta tutti pronti a scommettere: Porto al 100% ed invece Cannonau… sdeng!)
Calda e vellutata la bocca, si offre con una progressione puntuale che si espande in modo autorevole grazie all’elegante trama tannica. Lungo il finale, sorretto dall’esuberante vena alcolica che conquista senza prevaricare. Generoso frutto del sole di Sardegna.
Calda e vellutata la bocca, si offre con una progressione puntuale che si espande in modo autorevole grazie all’elegante trama tannica. Lungo il finale, sorretto dall’esuberante vena alcolica che conquista senza prevaricare. Generoso frutto del sole di Sardegna.
Blason de l’Evangile 2002 Chateau l’Evangile
Naso complesso e di buona profondità, dall’elegante incedere declinato su intense suggestioni fruttate di ciliegia rossa e di mora; nel fondo, una nota di tabacco Kentucky chiude il ventaglio delle sensazioni. Bocca decisamente in stile Pomerol, dai tannini che si intuiscono ma non prevalgono, inseriti in una densa e carezzevole struttura, già godibile ma certamente in divenire; il lungo finale è scandito da ampi e sofisticati ritorni balsamici ad ingentilire ancor di più il sorso. “Solo” il Second Vin…forse è il caso di ricredersi su Michel Rolland!
Batàr 2003 Querciabella
Naso inizialmente chiuso e compresso ma che rivela, dopo ripetute olfazioni, la capacità di dispiegarsi ed evolvere nel bicchiere. Intima la fusione dei sentori di glicine e ananas con nocciola e vaniglia in un fondo dominato dagli importanti spunti boisé.
L’attacco è piacevolmente morbido, con un corpo ricco e spesso ma dalla aristocratica compostezza. In quest’annata sembra ancora non aver adeguatamente “digerito” il rovere, che appare un po’ sopra le righe; forse è solo una questione di tempo e… di tempo ne avrà sicuramente tanto davanti a sé! Batàr(d), il borgognone di Greve in Chianti.
L’attacco è piacevolmente morbido, con un corpo ricco e spesso ma dalla aristocratica compostezza. In quest’annata sembra ancora non aver adeguatamente “digerito” il rovere, che appare un po’ sopra le righe; forse è solo una questione di tempo e… di tempo ne avrà sicuramente tanto davanti a sé! Batàr(d), il borgognone di Greve in Chianti.
Broy 2004 Collavini
Un caldo e rilucente giallo venato d’oro antico accende il bicchiere.
Notevole è l’espressività olfattiva, dagli intensi e complessi profumi che si schiudono lentamente tingendosi prima di albicocca e frutta esotica, a seguire di nocciola e miele d’acacia. In bocca la parabola gustativa si compie con grande equilibrio ed avvolgenza; stupisce l’intesa complice fra freschezza e sapidità che collaborano fino in fondo in perfetta armonia. Interminabile il finale che si esaurisce pian piano lasciando una gradevolissima coda di sensazioni fruttate e sapide. L’ennesima perla dell’enologia friulana…
Notevole è l’espressività olfattiva, dagli intensi e complessi profumi che si schiudono lentamente tingendosi prima di albicocca e frutta esotica, a seguire di nocciola e miele d’acacia. In bocca la parabola gustativa si compie con grande equilibrio ed avvolgenza; stupisce l’intesa complice fra freschezza e sapidità che collaborano fino in fondo in perfetta armonia. Interminabile il finale che si esaurisce pian piano lasciando una gradevolissima coda di sensazioni fruttate e sapide. L’ennesima perla dell’enologia friulana…
Pinot Gris Cuvée Sainte Catherine 2004 Domaine Weinbach
I vini biodinamici che abbiamo incontrato nei nostri simposi ci hanno sempre, immancabilmente, diviso, stavolta invece siamo tutti d’accordo: un campione di eleganza, senza sbavature o eccessi di alcun genere ma allo stesso tempo autentico e pieno di carattere.
Al naso è una travolgente polifonia di suadenti profumi; susina gialla e mela golden, sambuco e mandorla fresca ( tant’è che siamo tutti convinti di essere di fronte ad un’uvaggio e quando ci viene svelata l’etichetta stentiamo a credere ai nostri occhi…solo Pinot Gris! Sono gli scherzi del blind tasting. Ndr ); In bocca è grintoso e di grande persistenza, ben sostenuto da una piacevole e corroborante freschezza. Thank you for coming.
Chapeau, chapeau, chapeau!
Al naso è una travolgente polifonia di suadenti profumi; susina gialla e mela golden, sambuco e mandorla fresca ( tant’è che siamo tutti convinti di essere di fronte ad un’uvaggio e quando ci viene svelata l’etichetta stentiamo a credere ai nostri occhi…solo Pinot Gris! Sono gli scherzi del blind tasting. Ndr ); In bocca è grintoso e di grande persistenza, ben sostenuto da una piacevole e corroborante freschezza. Thank you for coming.
Chapeau, chapeau, chapeau!
Cuvée Decennale Millesimato DOCG 1996
Accattivante fin dal primo sguardo al bicchiere: un brillante oro zecchino illuminato da un perlage di esemplare fittezza e persistenza che titilla con discrezione le nostre papille gustative.
Aromi di pane appena sfornato, mineralità e burro fresco subito; poi, si assottiglia su note di mela cotogna fuse a nuances lievemente fumé da nobile ossidazione.
Il palato si apre immediatamente su docili note di dolcezza fruttata; a seguire è ravvivato nell’allungo finale da inaspettati e pimpanti fremiti giovanili virando, deciso e scorrevole, su confortanti note agrumate.
Un Franciacorta di classe dallo stile molto personale…
Aromi di pane appena sfornato, mineralità e burro fresco subito; poi, si assottiglia su note di mela cotogna fuse a nuances lievemente fumé da nobile ossidazione.
Il palato si apre immediatamente su docili note di dolcezza fruttata; a seguire è ravvivato nell’allungo finale da inaspettati e pimpanti fremiti giovanili virando, deciso e scorrevole, su confortanti note agrumate.
Un Franciacorta di classe dallo stile molto personale…
venerdì 4 maggio 2007
Eiswein 2005 Kracher
Sfolgorante livrea dorata accesa da eleganti riflessi topazio. Straripante è l’intensità aromatica: infinite spezie dolci si rincorrono per poi fondersi con miele e datteri. In bocca è appagante, magistralmente equilibrato dalla spinta dinamica e sferzante dell’acidità, con una lunghissima chiusura arricchita dal ritorno di tutte le componenti olfattive. Un vino dalla beva ricca, gustosa e mai stancante. Assai difficile non innamorarsi...
Pinot Nero Barthenau Vigna S. Urbano 2002 Hofstatter
Pinot Noir fin dal cristallino rosso rubino: si presenta di grande vividezza e con quella trasparente luminosità coerente con il tradizionale archetipo del vitigno. Un naso di grande finezza che ci regala splendide sensazioni di ribes e di fragolina di bosco accanto a fragranti ricordi floreali di rosa canina, il tutto avvolto da un timido sottofondo terroso di humus che lascia presagire nel tempo una nobile evoluzione verso una profonda ed affascinante complessità terziaria. In bocca il tannino è già magnificamente levigato per un vino dal grande carattere e dalla sofisticata piacevolezza di beva. Il cru italiano che sfida la Borgogna!
Montepulciano D’Abruzzo Cerasuolo 2005
Bellissimo ed invitante il colore: un cerasuolo luminoso e vitale nelle sue sfumature pelure d’oignon. Naso compresso e serrato, con le prime olfazioni dominate da una acidità volatile troppo alta che potrebbe spiazzare quelle narici “convenzionali” che non hanno la pazienza di aspettare… Noi abbiamo la fortuna di lasciarlo riposare nel bicchiere e siamo premiati da una ciliegia succosa e carnosa ancor piena di mordente e da una delicata nota di petali di rosa con inebrianti sentori fumè. In bocca è leggiadro e solenne secondo il più classico “Valentini Style”. Un vino senza cipria e belletti, da “ascoltare” senza fretta.
Lis 2004 Lis Neris
Al naso disegna sinuosi arabeschi olfattivi che si intrecciano uno nell’altro regalando mille e uno profumi: parte da penetranti sentori di bosso e di fiori di sambuco per poi evolvere verso polpose note fruttate di pera, pesca ed ananas, ed approdare ad una raffinata speziatura dolce di vaniglia. Ricco e caldo all’assaggio, incede snello e scorrevole grazie alla vibrante freschezza che si sposa magnificamente con la morbidezza glicerica, fino ad esaltarsi nel persistente finale di bocca impreziosito dai puntuali ritorni aromatici. Grande eleganza e personalità come nello stile degli uvaggi friulani
Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1997
Alla vista stupisce per il brillìo vorticoso di minuscole bollicine che in superficie si dissolve lentamente in una corona di spuma soffice e prosperosa. Al naso ha un bouquet di grande intensità; offre nitide sensazioni di mela renetta e di nocciola, con un tocco finale di fragrante pain brioche appena sfornato. In bocca esprime una struttura fatta di armonia ed eleganza, con il palato rinfrescato da una calibrata acidità e da una gradevole vena sapida che sfumano in un interminabile crescendo arricchito da preziose nuances mellite e da eleganti soffi minerali. Dom…Giulio Ferrari: degno rivale di tanti blasonati fuoriclasse d’oltralpe.
venerdì 9 febbraio 2007
Moscato Rosa 2004 Franz Haas
Centrato alla prima “snasata” nel bicchiere… Ti colpisce per l’intensità dei toni di frutta fresca con in buon evidenza lampone e ciliegia; poi le nuances floreali di rosa e peonia ed il tradizionale tocco speziato dei chiodi di garofano. Il lungo finale è scandito da un crescendo dagli infiniti ritorni fruttati. Hic est Moscato Rosa!
Barbaresco 2002 La Spinetta
A mio avviso il vino più controverso della batteria.
Rubino luminoso e trasparente. Al naso subito una vigorosa ventata di marasca sotto spirito, spinta da un’esuberante nota alcolica, poi lentamente emerge una insolita scia speziata di pepe nero che spiazza e sorprende. All’assaggio un’acidità un po’ troppo pronunciata sembra schiacciare il tannino che comunque riesce a farsi apprezzare per la trama ben definita. Un’annata, quella del 2002, caratterizzata da abbondanti precipitazioni ma ancora tutta da decifrare per il Nebbiolo langarolo. Forse meritava un assaggio un po’ più meditato…
Rubino luminoso e trasparente. Al naso subito una vigorosa ventata di marasca sotto spirito, spinta da un’esuberante nota alcolica, poi lentamente emerge una insolita scia speziata di pepe nero che spiazza e sorprende. All’assaggio un’acidità un po’ troppo pronunciata sembra schiacciare il tannino che comunque riesce a farsi apprezzare per la trama ben definita. Un’annata, quella del 2002, caratterizzata da abbondanti precipitazioni ma ancora tutta da decifrare per il Nebbiolo langarolo. Forse meritava un assaggio un po’ più meditato…
Beyond the Clouds 2004 Elena Walch
Luminosa veste dorata. Si rincorrono in un frenetico tourbillon olfattivo i sentori di ortica e di bosso, poi ancora litchi, acqua di rose e vaniglia. Naso tanto espressivo quanto volubile, ma forse è proprio questo il suo fascino…La beva conferma il tocco raffinato e seducente grazie al compiuto equilibrio tra carezzevole morbidezza e ravvivante freschezza.
Qualche volta è così bello avere la testa tra le nuvole!
Qualche volta è così bello avere la testa tra le nuvole!
Ribolla Anfora 2001 Gravner
Oro antico dai vitali riflessi ambrati. Al naso è una continua scoperta di profumi ancestrali ormai dimenticati: camomilla romana, confettura di sorbe, agrumi canditi e miele di castagno su di uno sfondo soffuso di cera d’api e d’incenso. Sembra quasi di aver aperto uno di quei cassetti “proibiti” della credenza della casa di campagna della nonna. In bocca emoziona, sorso dopo sorso, per l’imprevedibile ed originale progressione organolettica. Un vino che divide e fa discutere: l’archetipo del vino da Simposio…Chapeau!
Franciacorta Cabochon Rosè Brut 2001 Monte Rossa
Candido rosa tendente al corallo pelle d’angelo. Fluente e fine il perlage che con costanza risale lentamente verso la sommità del bicchiere. Naso accogliente, da millésime transalpino, che attrae con la sua sottile eleganza: note di mela cotogna, pan grillè e nocciola tostata accompagnate da lievi soffi minerali. Gradevole al palato anche se poi si smarrisce un po’ e delude le attese soprattutto in termini di profondità. Da riprovare
giovedì 1 febbraio 2007
Casa del Nonno 13
1/2/07 pranzo al Casa del Nonno 13 – Sant'Eustacchio – Mercato San Severino (SA)Michela non è andata a lavorare, la convinco a venire in Tribunale con me e poi magari spilucchiamo qualcosa in giro…..proposta accettata senza riserve.
Dopo le cause breve confronto sulla scelta del locale ed invito a raggiungerci ad un noto maccheronico salernitano, il quale però declina affranto l'offerta.
Alle 13.00 siamo i primi ad arrivare e ci accomodiamo nella bella sala in cantina allo stesso posto della prima volta. Il menù ci viene elencato a voce dalla gentile signorina in sala, ma la sensazione è che qualche portata sia stata dimenticata. Ascoltato l'elenco io e Michela ci guardiamo un po' perplessi, comunque provvediamo ad ordinare la solita scaletta (antipasto, primo secondo e dessert).
Una volta allontanatasi la ragazza Michela mi dice: è sceso di livello, ricordavo delle pietanze più elaborate, oggi invece, paccheri al filetto di San Marzano, Genovese…. Bah.> Giunge il nuovo sommelier il quale mi enuncia i vini che servono a bicchiere, ne assaggio uno ma non mi convince, passo quindi a quello che tra i vini serviti a bicchiere dovrebbe essere il più interessante ma anche qui una delusione, lascio perdere e me lo tengo. Nel frattempo si avvicina Gaetano (il patron in sala) il quale dopo i convenevoli di rito ci propone di assaggiare delle alici di Cetara dissalate al momento e servite con olio di De Concilis e burro di bufala di produzione propria. Siamo così presi dalla ricercatezza e dalle novità che a volte dimentichiamo come può essere buona un cosa semplice, se poi questa cosa semplice è fatta di prodotti straordinari allora…. altro che Ferran Adrià. Bé avrete capito che le alici erano eccellenti. Giunge in tavolo anche il benvenuto: un timballetto di maccheroni su una passatina di pomodoro San Marzano, molto buono. Arrivano, quindi, la crema di sedano con sfogliatella ripiena di baccalà (una goduria) ed il carciofo ripieno su ragout di finocchi allo zenzero (una prelibatezza) .Nell'attesa del primo Gaetano ci fa visitare la bellissima stanza di affinamento ed il pensiero corre nuovamente a Totò quando, in miseria e nobiltà, a casa del ricco, diceva che aveva trovato il suo posto: in cucina; ugualmente anch'io avevo trovato il mio posto: nella stanza di affinamento, insieme a formaggi e salumi, alici e confetture, delizie prodotti rari che qui divengono unici.
I tagliolini al tartufo di Michela sono decisamente gustosi anche perché sono serviti su una fonduta di podolico che ne esalta il gusto. I miei paccheri ripieni di cianfotta e mozzarella su salsa di San Marzano mi fanno tornare a mente le cianfotte mangiate nella mia infanzia trascorsa in Irpina. Bravo chef (scuola Beck), ad aver riscoperto e rielaborato questa antica preparazione.
Quando giungono i secondi il giovane sommelier si avvicina e con rara sensibilità mi dice di essersi accorto che anche il secondo vino non mi aveva convinto e che me lo voleva sostituire con un calice di Cecubo di Villa Matilde, certamente più adatto alle portate di carne. Apprezzo la sensibilità (ed anche il fatto che non troverò nel conto il vino umbro) ed accetto di buon grado. Veramente buono lo stracotto di guanciale di manzo ll'aglianico su polenta punteggiata di verdurine così come ugualmente gustoso si rivelerà lo stinco di maiale cotto alla mela annurca con verdurine (la versione originale prevedeva la verza ma Michela se l'è fatta sostituire).
Piccola disputa formaggesca tra Michela e Gaetano, il quale raccoglie la sfida ed apre uno straordinario caciocavallo salentino acquistato con appena venti giorni ed affinato nella grotta delle meraviglie.
Lo sguardo di gratitudine per Gaetano non mi è piaciuto!!
Ad accompagnare il predetto caciocavallo giungono anche due gorgonzola di differente stagionatura, un pecorino di Pienza ed un pecorino sardo erborinato, tutti uno più buono dell'altro.Concludiamo la nostra bella carellata con una spuma di ricotta con cuore di cannella su salsa di arancia. Molto buona, unica pecca: il disco di pasta fillo presente nel piatto era stato passato nello zucchero a velo e fritto nello strutto, l'effetto strutto non mi ha convinto. E questa è stata l'unica pecca di un ottimo pranzo.Chiudo con un potente Ron agricolo di 15 anni.
Prima di andare via Gaetano ci omaggia di uno spicchio di quell'ottimo caciocavallo, per la serie: la classe non è acqua.
La morale: non sempre un menù innovativo e ricercato è certezza di un buon pranzo; non sempre un menù con piatti tradizionali si rivela un pranzo privo di emozioni.Conto € 110,00 in due.
Ser Giuseppetto
Dopo le cause breve confronto sulla scelta del locale ed invito a raggiungerci ad un noto maccheronico salernitano, il quale però declina affranto l'offerta.
Alle 13.00 siamo i primi ad arrivare e ci accomodiamo nella bella sala in cantina allo stesso posto della prima volta. Il menù ci viene elencato a voce dalla gentile signorina in sala, ma la sensazione è che qualche portata sia stata dimenticata. Ascoltato l'elenco io e Michela ci guardiamo un po' perplessi, comunque provvediamo ad ordinare la solita scaletta (antipasto, primo secondo e dessert).
Una volta allontanatasi la ragazza Michela mi dice: è sceso di livello, ricordavo delle pietanze più elaborate, oggi invece, paccheri al filetto di San Marzano, Genovese…. Bah.> Giunge il nuovo sommelier il quale mi enuncia i vini che servono a bicchiere, ne assaggio uno ma non mi convince, passo quindi a quello che tra i vini serviti a bicchiere dovrebbe essere il più interessante ma anche qui una delusione, lascio perdere e me lo tengo. Nel frattempo si avvicina Gaetano (il patron in sala) il quale dopo i convenevoli di rito ci propone di assaggiare delle alici di Cetara dissalate al momento e servite con olio di De Concilis e burro di bufala di produzione propria. Siamo così presi dalla ricercatezza e dalle novità che a volte dimentichiamo come può essere buona un cosa semplice, se poi questa cosa semplice è fatta di prodotti straordinari allora…. altro che Ferran Adrià. Bé avrete capito che le alici erano eccellenti. Giunge in tavolo anche il benvenuto: un timballetto di maccheroni su una passatina di pomodoro San Marzano, molto buono. Arrivano, quindi, la crema di sedano con sfogliatella ripiena di baccalà (una goduria) ed il carciofo ripieno su ragout di finocchi allo zenzero (una prelibatezza) .Nell'attesa del primo Gaetano ci fa visitare la bellissima stanza di affinamento ed il pensiero corre nuovamente a Totò quando, in miseria e nobiltà, a casa del ricco, diceva che aveva trovato il suo posto: in cucina; ugualmente anch'io avevo trovato il mio posto: nella stanza di affinamento, insieme a formaggi e salumi, alici e confetture, delizie prodotti rari che qui divengono unici.
I tagliolini al tartufo di Michela sono decisamente gustosi anche perché sono serviti su una fonduta di podolico che ne esalta il gusto. I miei paccheri ripieni di cianfotta e mozzarella su salsa di San Marzano mi fanno tornare a mente le cianfotte mangiate nella mia infanzia trascorsa in Irpina. Bravo chef (scuola Beck), ad aver riscoperto e rielaborato questa antica preparazione.
Quando giungono i secondi il giovane sommelier si avvicina e con rara sensibilità mi dice di essersi accorto che anche il secondo vino non mi aveva convinto e che me lo voleva sostituire con un calice di Cecubo di Villa Matilde, certamente più adatto alle portate di carne. Apprezzo la sensibilità (ed anche il fatto che non troverò nel conto il vino umbro) ed accetto di buon grado. Veramente buono lo stracotto di guanciale di manzo ll'aglianico su polenta punteggiata di verdurine così come ugualmente gustoso si rivelerà lo stinco di maiale cotto alla mela annurca con verdurine (la versione originale prevedeva la verza ma Michela se l'è fatta sostituire).
Piccola disputa formaggesca tra Michela e Gaetano, il quale raccoglie la sfida ed apre uno straordinario caciocavallo salentino acquistato con appena venti giorni ed affinato nella grotta delle meraviglie.
Lo sguardo di gratitudine per Gaetano non mi è piaciuto!!
Ad accompagnare il predetto caciocavallo giungono anche due gorgonzola di differente stagionatura, un pecorino di Pienza ed un pecorino sardo erborinato, tutti uno più buono dell'altro.Concludiamo la nostra bella carellata con una spuma di ricotta con cuore di cannella su salsa di arancia. Molto buona, unica pecca: il disco di pasta fillo presente nel piatto era stato passato nello zucchero a velo e fritto nello strutto, l'effetto strutto non mi ha convinto. E questa è stata l'unica pecca di un ottimo pranzo.Chiudo con un potente Ron agricolo di 15 anni.
Prima di andare via Gaetano ci omaggia di uno spicchio di quell'ottimo caciocavallo, per la serie: la classe non è acqua.
La morale: non sempre un menù innovativo e ricercato è certezza di un buon pranzo; non sempre un menù con piatti tradizionali si rivela un pranzo privo di emozioni.Conto € 110,00 in due.
Ser Giuseppetto
lunedì 8 gennaio 2007
Osteria di Passignano (Fi)
8/1/07 pranzo all'Osteria di Passignano a Badia a Passignano (FI) Levataccia notturna per arrivare a Pisa alle 8,30 del mattino, in pratica ho guidato tutta la notte ma in compenso pioveva e c'era nebbia, che bel viaggio!!!
Alle 12.30 siamo (io e Mimmo) liberi, per cui ci avviamo verso Napoli. Avevo idea di fermarmi alla Tenda Rossa, ma con nostro disappunto scopriamo che è chiusa per ferie. Dopo una serie di tentativi riceviamo disponibilità da questo ristorante che però ci costa 20 Km dall'uscita di Firenze Certosa. Ci aspettiamo una trattoria e ci ritroviamo in uno splendido borgo toscano, circondato da viti e con un bel castello monumentale. Proprio sotto le mura del castello, in quelle che una volta erano le cantine di Antinori, c'è questo bel ristorante. Tovagliato di buon livello e posateria ricercata. Cucina di terra improntata alla tradizione toscana con qualche rivisitazione e qualche tentativo ardito non sempre riuscito. Le verdure sono trattate in modo superlativo, veramente sapori straordinari esaltati da rapide cotture.
Decidiamo per due menù degustazione diversi.
Millefoglie di cialde di pane toscano con cavolo nero e cannellini su crema di faggioli all'uccelletto conditi con olio nuovo (molto, molto buono); Crema di zucca gialla con tortellini di formaggio di fossa e calamaretti bolliti (ottima l'accoppiata crema e tortellini, i calamaretti invece sono proprio degli intrusi che nulla possono contro il formaggio di fossa); mezzelune al rosmarino farcite di coniglio su salsa alla cacciatora (bella preparazione) ; maialino del "bosco del bruciato" al forno con piramide di castagnaccio e rapini saltati (buono ma da sconsigliare a chi non piace il dolce con il sapido); tortino di cioccolato amadei con sorpresa al lampone (buono ed originale la variante della salsa di lampone ma sto tortino di cioccolato lo si trova sempre ed ovunque). 2° menù: passatina tiepida di broccoli con polpo, patate ed olive taggiasche (ottime le verdure ma il polpo è sempre un problema); zuppetta di cavolo nero e verza con raviolini di cavolfiore (squisito, piatto veramente notevole); la lepre in due cotture (in pratica un panino integrale svuotato e riempito con bocconcini di lepre dolce e forte (buono) – scaloppe di lepre laccate al cioccolato e cardi saltati (ottimi i cardi, qualche perplessità per la lepre al cioccolato)
Naturalmente non può mancare un'ottima selezione di pecorini accompagnata da panforti senesi.Terminiamo con piccola selezione di chicche agli agrumi.
Il tutto annaffiato da un ottimo Chianti riserva: Le Boroncole 2003.Visto che mi aspettano quasi 500 Km di auto per arrivare a Napoli è meglio evitare il distillato.Conto € 152,00 in due.
Alle 12.30 siamo (io e Mimmo) liberi, per cui ci avviamo verso Napoli. Avevo idea di fermarmi alla Tenda Rossa, ma con nostro disappunto scopriamo che è chiusa per ferie. Dopo una serie di tentativi riceviamo disponibilità da questo ristorante che però ci costa 20 Km dall'uscita di Firenze Certosa. Ci aspettiamo una trattoria e ci ritroviamo in uno splendido borgo toscano, circondato da viti e con un bel castello monumentale. Proprio sotto le mura del castello, in quelle che una volta erano le cantine di Antinori, c'è questo bel ristorante. Tovagliato di buon livello e posateria ricercata. Cucina di terra improntata alla tradizione toscana con qualche rivisitazione e qualche tentativo ardito non sempre riuscito. Le verdure sono trattate in modo superlativo, veramente sapori straordinari esaltati da rapide cotture.
Decidiamo per due menù degustazione diversi.
Millefoglie di cialde di pane toscano con cavolo nero e cannellini su crema di faggioli all'uccelletto conditi con olio nuovo (molto, molto buono); Crema di zucca gialla con tortellini di formaggio di fossa e calamaretti bolliti (ottima l'accoppiata crema e tortellini, i calamaretti invece sono proprio degli intrusi che nulla possono contro il formaggio di fossa); mezzelune al rosmarino farcite di coniglio su salsa alla cacciatora (bella preparazione) ; maialino del "bosco del bruciato" al forno con piramide di castagnaccio e rapini saltati (buono ma da sconsigliare a chi non piace il dolce con il sapido); tortino di cioccolato amadei con sorpresa al lampone (buono ed originale la variante della salsa di lampone ma sto tortino di cioccolato lo si trova sempre ed ovunque). 2° menù: passatina tiepida di broccoli con polpo, patate ed olive taggiasche (ottime le verdure ma il polpo è sempre un problema); zuppetta di cavolo nero e verza con raviolini di cavolfiore (squisito, piatto veramente notevole); la lepre in due cotture (in pratica un panino integrale svuotato e riempito con bocconcini di lepre dolce e forte (buono) – scaloppe di lepre laccate al cioccolato e cardi saltati (ottimi i cardi, qualche perplessità per la lepre al cioccolato)
Naturalmente non può mancare un'ottima selezione di pecorini accompagnata da panforti senesi.Terminiamo con piccola selezione di chicche agli agrumi.
Il tutto annaffiato da un ottimo Chianti riserva: Le Boroncole 2003.Visto che mi aspettano quasi 500 Km di auto per arrivare a Napoli è meglio evitare il distillato.Conto € 152,00 in due.
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