lunedì 7 gennaio 2008

Taverna 18

Taverna 18 Via Canale 11Bis Vico Equense Tel. 081.8015682
E’ venerdì 17, giorno notoriamente infausto per i superstiziosi, ma non per me.
Sono circa le 13.30 e noi ci troviamo nella zona collinare di Napoli, guardo MiKy con fare ingenuo e Le chiedo: "cosa vuoi fare?"
Sguardo malizioso e risposta scontata: "io avrei piuttosto fame".
Bene, poiché, sto guidando, La invito a verificare sul mio palmare la cartella con i ristoranti da visitare:
Il Desco? no è a Verona.
La Locanda del Palazzo? no è a Barile in Basilicata.
Il Tordo matto? no è a Zagarolo.
La Torre? no è a Fiuggi.
Taverna 18? questo è a Vico Equense ma forse facciamo a tempo.
Chiamiamo e dopo un breve consulto in cucina concordiamo per le 14,15 ma ci pregano di non tardare.
Mi avvio con i turbo alla massima pressione verso Vico Equense.
Be’, quasi alla massima pressione, visto che tra il Vomero, la Tangenziale, la Napoli/Salerno (che è tutta un cantiere) c’è poco da correre. Comunque poco dopo le 14,00 imbocchiamo lo svincolo per Vico, siamo quasi alla meta ed in perfetto orario ma….. diavolo, una transenna lungo la strada, con un "divieto d’accesso", ci segnala di svoltare verso la montagna (ach!!!).
Con risoluta baldanza maccheronica (e molta inciviltà personale) supero il segnale incurante delle conseguenze e mi avvio veloce verso il centro di Vico. Percorro altri duecento metri ed un altro segnale di "divieto d’accesso" si frappone tra me e la meta, lo supero. Oh no!! Ora la strada è chiusa!!! Niente paura c’è una traversa sulla sinistra con l’ennesimo segnale di "divieto d’accesso", la imbocco con sicurezza……. Maledizione un pullman mi si para davanti (lui dal senso corretto), ultima risorsa: un cortile sulla destra, mi ci ficco veloce e…………
ahi ahi ahi, accidenti!!! E’ il cortile del comando dei Vigili Urbani!!!!
Un gruppetto di vigili mi guarda sbalordito!!!!
Ed ora????
Michela mi guarda preoccupata e mi dice: "stavolta l’hai fatta grossa!!"
Sfodero la mia espressione più ebete (lo so non ci vuole molto! Sic!!) e con fare disinvolto, prima che loro mi contestino qualcosa, mi avvicino e gli chiedo "scusate dov’è Via Canale?"
Negli occhi dei vigili un amletico dubbio: ma questo ci fa o ci è????
Incredibilmente avranno pensato: "ci è", mi danno l’indicazione e prima che abbiano il tempo di cambiare idea ho già ringraziato e sono scappato via.
Michela mi guarda divertita e mi dice "sei proprio…." (lasciamo perdere va’).
Taverna 18 è proprio alle spalle del comando, quindi pochi minuti dopo siamo alla agognata meta.
Attraversiamo un bel vialetto con ai lati dei curatissimi prati, con altissime palme secolari ed arredamento da esterno (tavoli, sedie, salottini ecc. ecc.), d’estate dev’essere piacevole cenare all’ombra della luna. Sullo sfondo uno splendido palazzetto antico perfettamente restaurato in cui il ristorante trova collocazione al piano terra. All’ingresso sono posizionati, all’interno di tre parallelepipedi di cristallo, altrettanti monitor che rimandano le immagini della cucina, la sala è ampia e profonda e vi si sovrappone un soppalco con altre tre sale. I tavoli sono da quattro e sei posti, ben distanziati e di stile moderno; le poltroncine sono di gusto retrò; mobili minimalisti e belle bottiglie alle pareti, sullo sfondo una vetrina a cristalli multicolore su cui vengono proiettate le ombre di bottiglie retroilluminate.
Davvero un bel locale.
Ci accomodiamo in fondo alla sala e ci vengono portati due menù ben fatti e molto colorati. La copia di Michela è senza prezzi (chissà perché debbono pagare sempre gli uomini).
Il mare e la terra sono equamente rappresentati, i nomi dei piatti sono tutti lunghissimi (almeno due righe) e tutti lasciano prospettare pietanze altamente complesse e ricercate.
Ci sono due menù degustazione: mare a 55 euro e Terra a 50 euro. Alla fine stanco di complicarmi la vita opto per il menù degustazione di mare. Michela segue la mia scelta ma chiede di sostituire il primo. Nessun problema, anzi il nostro ospite mi chiede se voglio anch’io fare delle sostituzioni. Arriva un calice di prosecco e per il vino (visto che MiKy è astemia) concordiamo per un’offerta a bicchiere che varia a seconde delle portate (Bravi, finalmente qualcuno lo ha capito che questa è una soluzione molto apprezzata!!!!).
Arriva in tavola, in attesa dell’antipasto, una tartare di orata con agretto di limoni accompagnata da erbette e fiori. Be’ se il buongiorno si vede dal mattino questa sarà una giornata memorabile; ottimo, il pesce è freschissimo e gustoso, le erbette ed i fiori regalano profumi e sensazioni gustative davvero interessanti, molto bene. Arriva pure un sacchetto di tela, chiuso da un laccetto, contenente piccoli pani appena sfornati in cui si coglie una leggerissima ma preziosa nota di vaniglia.
Terminato il mio prosecco mi viene presentato il primo calice di vino, una falanghina del 2005. Il colore oro antico, i profumi estremamente complessi mi inducono a pensare ad una recente conoscenza, quindi chiedo con curiosità il nome dell’azienda. Masseria Felicia risponde pronto il nostro anfitrione ma Lui non sapeva che durante la visita da Badevisco avevamo avuto una ricca presentazione di questo vino e, quindi, con un po’ di presunzione, snocciolo le mie informazioni sul vino e sulla storia dell’azienda, non mancando di fargli i miei complimenti per l’ottima scelta.
Una scintilla di ammirazione negli occhi del mio interlocutore mi dice che sono entrato nelle sue grazie.
Nel frattempo viene servito "elisir di pomodoro all’arancia con erbette gentili e crostacei", piatto inusuale in quanto l’elisir è una sorta di leggerissima tisana al pomodoro in cui sono evidenti i sentori di arancia ed in questo brodetto caldo sono immersi, praticamente a crudo, una vongola, uno scampo, un gambero ed un filetto di triglia. Gli ingredienti sono eccelsi, il piatto per quanto inusuale è equilibrato e piacevole.
E’ la volta quindi di un bel filetto di rana pescatrice su crema di avocado e lime con carciofi crudi. La versione originale del piatto (che secondo me doveva essere la più appropriata) prevedeva i porcini di quercia crudi ma non essendovene disponibilità gli stessi erano stati sostituiti dai carciofi. Piatto complesso per consistenze e contrappunti (dolce, sapido, acido) molto interessante anche se in alcuni passaggi il carciofo prendeva un po’ il sopravvento.
Il mio primo piatto è uno straordinario "paccheri con ragout di scorfano e zucca" (precisiamo: i paccheri erano stesi!!!). Grandissimo piatto!!! Gustoso, dal sapore intenso e pieno, veramente una goduria.
Per Michela, invece, una preparazione molto più delicata: "strozzapreti con crema di scampi allo zafferano e rucola piperita con scaglie di pecorino". Anche questo un gran piatto il delicato dolce degli scampi che in perfetto equilibrio si fonde con il gusto del pecorino e l’amaro della rucola, ottima preparazione.
Sul primo sostituiamo il calice di falanghina con un più appropriato Trebiano d’Abbruzzo barriccato.
Nel frattempo l’intesa tra me ed il direttore di sala migliora con il passare delle portate e dopo un ulteriore scambio d’informazioni (finalmente a Napoli sta per aprire un ristorante di altissimo livello a P.zza San Domenico Maggiore) procediamo con il secondo: Filetto di rombo chiodato su patate, accompagnato da asparagi croccanti avvolti nel lardo di colfiorito. Grande piatto!!!!! Sapori ben delineati, nessuna prevaricazione, profumi e consistenze che esaltavano i prodotti…..
Quando si dice: cucinare è un’arte!!!!
Leggo negli occhi di Michela amore profondo….
Quando si dice: prendere per la gola!!
Ma è giunta l’ora del dessert e la nostra guida in questo viaggio culinario ha avuto la delicatezza di farci preparare dolci diversi, così da poterne assaggiare due.
Ottimo il fagottino di mele aromatizzato al calvados (la pasta sfoglia che racchiudeva il ripieno era eterea).
Straordinario l’umile pasticciotto napoletano accompagnato da un’insalata di agrumi (tra cui anche pompelmo giallo e rosa).
Oramai in perfetta sintonia con il mio anfitrione questi mi serve un Rum Demerara del 1998, seta pura!!!!
Cioccolatini e gelatine di produzione propria per finire.
Finire?
Volevo dire prima di iniziare il giro del locale, le tre sale sopra sono di diverse dimensioni e colori, in particolare una in stile giapponese ed un'altra minuscola che affaccia sul giardino per…. cene intime. La cucina è una vera navicella spaziale, siamo ai massimi livelli tecnologici in Campania. La cantina, ricavata dall’antica cisterna del palazzo, è un gioiello con le sue 480 etichette.
Piccolo anneddoto: Il nome della Taverna 18 era ricavato dal numero civico, appunto il 18, improvvisamente, due giorni prima dell’inaugurazione, il comune ha cambiato la numerazione ed il 18 è diventato 11bis.
Per concludere: non vedo l’ora di ritornarci.
Ser Giuseppetto

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