Relais Blu Belvedere
Via Roncato, 60 - Massa Lubrense (NA)
Tel +39 081 878 9552 - Fax +39 081 878 9304
www.relaisblu.com
e-mail: info@relaisblu.com
Ci sono posti che non possono non emozionare, non importa quante volte ci sei stato o quanti artisti l’abbiano rappresentato, emozionano a prescindere.
Sono sulla terrazza del Relais Blu a Massa Lubrense e davanti a me, quasi la tocco con mano, c’è Capri con i suoi mitici faraglioni. Alla mia destra in tutta la sua maestosa sinuosità il Vesuvio che digrada dolcemente nel golfo di Napoli. Sono circa le 20,00 e il sole è un disco rosso che lentamente si avvia a sparire all’orizzonte.
Come si fa a non emozionarsi?
Ma forse è meglio se cominciamo dal principio.
Come detto sono quasi le 20.00 quando la gentile signorina alla reception ci accoglie sorridente e ci affida all’esperto responsabile di sala (20 anni da Don Alfonso) che a sua volta ci accompagna in terrazza e, con una certa soddisfazione, sorride alla nostra espressione estasiata. La terrazza, di circa 250/300 metri quadri, ha sulla destra i tavoli ben distanziati (sotto una tettoia di canne) e sulla sinistra una serie di divani e poltrone bianchi rivolti a Capri. Il parapetto del terrazzo è formato da lastre di cristallo, così che nulla possa disturbare l’incanto della veduta. L’arredamento della sala è piuttosto minimal ed il bianco la fa da padrone (solo poche macchie di blu ai tavoli).
Naturalmente prima di avventurarci alla cena vera e propria approfittiamo delle poltrone dove degustiamo uno spumante accompagnato tre assaggi serviti direttamente al cucchiaio (delicatissima minifrittatina di pasta, gamberetto crudo con peperone leggermente agrodolce e filetto di alice delicatamente marinato).
Prenotandola con anticipo è possibile sostituire alla cena una serie di nove assaggini da gustare in poltrona a 35 euro oltre i vini.
Il sole, dopo aver infiammato il golfo, si è ritirato e quindi è giunto per noi il momento di accomodarci al tavolo.
Sono previsti due menù degustazione, o meglio, uno normale a 65 euro (6 portate) ed uno grande ( 8 portate ), a 80 euro (noi li prendiamo entrambi, cioè uno ciascuno). Ad occhio, ordinando alla carta si spende circa il 25% in più.
La lista dei vini (scomoda perché i fogli escono dalla loro sede disperdendosi) è notevole come ampiezza ma forse la Campania avrebbe meritato una maggiore attenzione. I ricarichi in alcuni casi superano il 100% del prezzo di enoteca.
Mise en place senz’altro migliorabile.
Iniziamo con un benvenuto di alici presentate in maniera veramente carina ma che tutto sommato non offre grandi spunti.
Di ben altra levatura invece il primo antipasto: Gamberi di nassa alla mentuccia di San Costanzo con purea di melanzane affumicate, croccante di patate ed olio al basilico, piatto gustoso ed equilibrato, la purea è delicatissima mentre le patate, sfilacciate e ricomposte a bozzolo, regalano sapidità e croccantezza, i gamberi sono semplicemente superlativi. Bel piatto.
Accompagniamo con un Colli di Lapio del 2005, Fiano di Clelia Romano che non tradisce mai.
Si prosegue con calamaretti ripieni di ortaggi Paravisiello con spuma di provolone Auricchio, barbabietola rossa e prezzemolo croccante, altra portata dal sapore delicato e ben armonizzato. Ottima sarà pure la vellutata di patate Agata, totanetti, croccante di porro e pomodori secchi, una serie infinita di sapori e di aromi che s’inseguono e s’incontrano per poi fondersi in un'unica grande suggestione.
I camerieri sono di praticamente invisibili, grande discrezione ma meritano due rilievi: ci danno tranquillamente del tu (nonostante io continui a rivolgermi a loro con il lei) e non presentano i piatti. Ora non è che io desideri una rappresentazione teatrale ma quando ci sono una decina di portate è quasi una necessità rammentare al cliente quelle che si suseguono. Da tali appunti rimane esente il responsabile che dall’alto della sua esperienza tampona questi piccoli disguidi con tempismo e professionalità .
Il primo è davvero degno di nota: mezzo pacchero di Gragnano al pesce di scoglio e peperoni, grande piatto, dove il dolce dei peperoni viene puntualmente contrastato da una nota sapida in un gioco di grandissimo equilibrio. Ottima preparazione! !! Quando poco dopo lo chef (di cui diremo in seguito) si è avvicinato al tavolo la cosa che più lo ha soddisfatto, nei nostri commenti, è stato il richiamo alla perfetta cottura al dente dei paccheri, vera croce degli chef stranieri.
Intanto una luna ruffiana (quasi piena) ha preso possesso del cielo e riflette la sua luce sulle onde del mare che bagnano Capri.
Si sogna!!!
Si prosegue con tavolozza di triglia alle olive taggiasche e pennellate di colori di campo, piatto da applausi a scena aperta, veramente una bontà!! Grande rispetto ed esaltazione della triglia racchiusa in due sottilissime sfoglie di pane croccante (piatto che da solo vale il viaggio).
Intanto la bottiglia è finita e l’unico bicchiere vuoto è il mio ma ordinare un’altra bottiglia di bianco con la portata di carne in arrivo mi sembra sprecato, di ciò si accorge il metre che fa aprire apposta un’altra bottiglia per servirmi un bicchiere. Un’attenzione che debbo dire ho molto apprezzato.
A questo punto è la volta del piatto di carne Trilogia di agnello alle erbe mediterranee e caponata siciliana. La cottura dell’agnello è perfetta ed il piato è ben eseguito ma i sapori di mare sono un’altra cosa. Nel frattempo abbiamo assaltato una bottiglia di Radici del 2000, Taurasi di Mastroberardino servito in adeguati calici.
Il mosaico di formaggi (non particolarmente stagionati) sarà di fondamentale aiuto per dare fondo al rosso Irpino.
Chiudiamo con una granatina al caffè su pan di spagna e panna, un fantastico Ron e cioccolatini ai vari gusti.
Eppure questa valanga di sapori mediterranei è opera di un tedesco di Amburgo, Christoph Bob (esperienze da Ducas a Parigi ed alla Pergola a Roma con Hainz Beck), personaggio veramente simpatico cui vanno i nostri complimenti per le gustose preparazioni che hanno allietato la nostra serata.
Il Relais ha anche una decina di stanze, tutte con veduta mare.
Concludendo, serata da ricordare, sia per la magia del posto sia per la cena che in alcuni passaggi ha raggiunto veramente livelli di eccellenza.
Sorpresa finale: il conto è stato arrotondato per difetto da 434 a 400 euro (eravamo in quattro).
Giuseppe Minniti
lunedì 7 gennaio 2008
Pappacarbone
Pappacarbone
Via Rosario Senatore, 30
Cava Dei Tirreni (SA)
Tel. 089.466441
E' circa l'una del mattino, i partecipanti alla serata, gaudenti e sorridenti, sono andati via ed io mi ritrovo, unitamente alla mia dolce metà, solo con Rocco e la sua brigata. Sono stanchi
ma soddisfatti, hanno colto nei commenti e nei complimenti il successo della loro / nostra serata. Ma c'è nei loro occhi qualcosa di più della semplice soddisfazione per l'aver contribuito in misura determinante e professionale alla riuscita della serata, c'è la gioia di chi opera con passione e sa di aver superato un esame con il massimo dei voti.
Sono quasi emozionati.
E' bello trovar passione in un mondo, quello della ristorazione, che nella maggior parte dei casi è ridotto al rango di offesa al gusto altrui.
Ma partiamo dall'inizio: sono le 19.40 quando arrivo nel locale, rapido sguardo alla sistemazione della sala e doverosa incursione in cucina. Qui tutto è lindo ed in ordine, sembra stiano per chiudere anziché in procinto di cucinare per trenta persone.
"Avvoca' non vi preoccupate noi facciamo tutto al momento". Resto perplesso ma fiducioso.
Finalmente siamo a tavola, arriva l'antipasto: Fiore di zucca con caciotta e telline, tonno naturale, 2 (di numero) frutti di mare al vapore. Eccellente!
La cottura del fiore deve essere stata curata in secondi talmente è viva la freschezza floreale, la caciotta è aerea, le telline ed il loro brodetto conferiscono una discreta nota marina alla preparazione; il tonno semplicemente condito con un delicatissimo olio extravergine rende giustizia all'antica cultura giapponese sulla prelibatezza di questo pesce; la vongola ed il taratufo sono esaltati dalla cottura a vapore.
Se il buongiorno si vede dal mattino……
Buono il prosecco, sbagliati i calici che ne accelerano l'ossidazione.
Per primo gli gnocchi sono delicatissimi e trovano nella perfetta cottura dei cannolicchi e nella crudità dei gamberi delle vette che contribuiscono a rendere oltremodo gradevole la preparazione.
Il secondo primo, coreografico nella presentazione tridimensionale (che cura anche la parte verticale e non solo quella orizzontale), è composto da due paccheri usati a mo' di involucro per un ripieno di bietole. Piatto che trova consistenza nella presenza della mozzarella e sentori estivi nel profumatissimo basilico. Intanto sui primi ci fa compagnia la Falanghina di Mustilli, vino che non ha bisogno di presentazioni.
Altra piccola pausa per una standing ovation a Rocco e la sua allegra brigata, tutti giovani ed entusiasti.
Intanto il servizio si rivela efficiente e discreto, i bicchieri non sono mai vuoti ed i piatti vuoti, invece, non sostano mai sul tavolo. Un bravo a Gaetano (responsabile di sala) è d'obbligo.
Il secondo, una zuppa di patate con verdure crude e tocchetti di pescespada con colatura di alici merita una menzione speciale. Se ripenso a quel piatto ad occhi chiusi mi rivedo in un orto vicino alla spiaggia di Cetara dove stanno scaricando da una nave, proveniente dall'oriente, un carico di spezie. C'è tutto questo, ed anche di più, in una preparazione dal delicato equilibrio, dove il croccante delle verdure crude fa da contraltare alla morbidezza del pescespada, i sentori di spezie orientali (pepe ed altro) si fondono con la marina sapidità della colatura ma nulla prevale, regna incontrastata l'armonia.
Signori, applausi!!!
Le papille gustative sentitamente ringraziano.
L'aglianico in purezza di Orazio Rillo, vinificato rosé, sembra creato apposta per questo piatto.
Nel frattempo si è materializzata una frittura di fragaglie di assoluto valore sia per la
varietà dei pesciolini, sia per la tecnica di cottura. Le fragaglie vengono posta nell'olio ancora a bassa temperatura che viene portato velocemente ad alta temperatura. Il risultato è notevole, la preparazione ne acquista in digeribilità e sapore.
Arriva il dessert, la dolce ricotta di bufala trova squarci di freschezza nella presenza del cantalupo (nessun commento sul biscotto in quanto chi vi scrive è allergico alle nocciole). Dal numero dei bis in circolazione direi che anche questo piatto e stato molto apprezzato. Lo accompagna uno splendido Moscato di Pantelleria (Lago di Venere).
Piccola sorpresa finale (fuori menù) una calda, dolce, fragrante, aerea maddalene.
Che goduria.
Giove e Pluvio, memori della nostra dedizione a Bacco, si rivelano clementi, smette di
piovere proprio mentre ci accingiamo a ritornare.
Anche gli Dei sorridono con noi alla bella serata.
Il firmamento enogastronomico campano ha trovato un nuovo protagonista: Rocco e i
suoi fornelli.
Giuseppe Minniti
Via Rosario Senatore, 30
Cava Dei Tirreni (SA)
Tel. 089.466441
E' circa l'una del mattino, i partecipanti alla serata, gaudenti e sorridenti, sono andati via ed io mi ritrovo, unitamente alla mia dolce metà, solo con Rocco e la sua brigata. Sono stanchi
ma soddisfatti, hanno colto nei commenti e nei complimenti il successo della loro / nostra serata. Ma c'è nei loro occhi qualcosa di più della semplice soddisfazione per l'aver contribuito in misura determinante e professionale alla riuscita della serata, c'è la gioia di chi opera con passione e sa di aver superato un esame con il massimo dei voti.
Sono quasi emozionati.
E' bello trovar passione in un mondo, quello della ristorazione, che nella maggior parte dei casi è ridotto al rango di offesa al gusto altrui.
Ma partiamo dall'inizio: sono le 19.40 quando arrivo nel locale, rapido sguardo alla sistemazione della sala e doverosa incursione in cucina. Qui tutto è lindo ed in ordine, sembra stiano per chiudere anziché in procinto di cucinare per trenta persone.
"Avvoca' non vi preoccupate noi facciamo tutto al momento". Resto perplesso ma fiducioso.
Finalmente siamo a tavola, arriva l'antipasto: Fiore di zucca con caciotta e telline, tonno naturale, 2 (di numero) frutti di mare al vapore. Eccellente!
La cottura del fiore deve essere stata curata in secondi talmente è viva la freschezza floreale, la caciotta è aerea, le telline ed il loro brodetto conferiscono una discreta nota marina alla preparazione; il tonno semplicemente condito con un delicatissimo olio extravergine rende giustizia all'antica cultura giapponese sulla prelibatezza di questo pesce; la vongola ed il taratufo sono esaltati dalla cottura a vapore.
Se il buongiorno si vede dal mattino……
Buono il prosecco, sbagliati i calici che ne accelerano l'ossidazione.
Per primo gli gnocchi sono delicatissimi e trovano nella perfetta cottura dei cannolicchi e nella crudità dei gamberi delle vette che contribuiscono a rendere oltremodo gradevole la preparazione.
Il secondo primo, coreografico nella presentazione tridimensionale (che cura anche la parte verticale e non solo quella orizzontale), è composto da due paccheri usati a mo' di involucro per un ripieno di bietole. Piatto che trova consistenza nella presenza della mozzarella e sentori estivi nel profumatissimo basilico. Intanto sui primi ci fa compagnia la Falanghina di Mustilli, vino che non ha bisogno di presentazioni.
Altra piccola pausa per una standing ovation a Rocco e la sua allegra brigata, tutti giovani ed entusiasti.
Intanto il servizio si rivela efficiente e discreto, i bicchieri non sono mai vuoti ed i piatti vuoti, invece, non sostano mai sul tavolo. Un bravo a Gaetano (responsabile di sala) è d'obbligo.
Il secondo, una zuppa di patate con verdure crude e tocchetti di pescespada con colatura di alici merita una menzione speciale. Se ripenso a quel piatto ad occhi chiusi mi rivedo in un orto vicino alla spiaggia di Cetara dove stanno scaricando da una nave, proveniente dall'oriente, un carico di spezie. C'è tutto questo, ed anche di più, in una preparazione dal delicato equilibrio, dove il croccante delle verdure crude fa da contraltare alla morbidezza del pescespada, i sentori di spezie orientali (pepe ed altro) si fondono con la marina sapidità della colatura ma nulla prevale, regna incontrastata l'armonia.
Signori, applausi!!!
Le papille gustative sentitamente ringraziano.
L'aglianico in purezza di Orazio Rillo, vinificato rosé, sembra creato apposta per questo piatto.
Nel frattempo si è materializzata una frittura di fragaglie di assoluto valore sia per la
varietà dei pesciolini, sia per la tecnica di cottura. Le fragaglie vengono posta nell'olio ancora a bassa temperatura che viene portato velocemente ad alta temperatura. Il risultato è notevole, la preparazione ne acquista in digeribilità e sapore.
Arriva il dessert, la dolce ricotta di bufala trova squarci di freschezza nella presenza del cantalupo (nessun commento sul biscotto in quanto chi vi scrive è allergico alle nocciole). Dal numero dei bis in circolazione direi che anche questo piatto e stato molto apprezzato. Lo accompagna uno splendido Moscato di Pantelleria (Lago di Venere).
Piccola sorpresa finale (fuori menù) una calda, dolce, fragrante, aerea maddalene.
Che goduria.
Giove e Pluvio, memori della nostra dedizione a Bacco, si rivelano clementi, smette di
piovere proprio mentre ci accingiamo a ritornare.
Anche gli Dei sorridono con noi alla bella serata.
Il firmamento enogastronomico campano ha trovato un nuovo protagonista: Rocco e i
suoi fornelli.
Giuseppe Minniti
La Lanterna
La Lanterna
Via C.G. Aliperta 8 Somma Vesuviana (NA)
Tel. 081/8991843; Chiuso: lunedì;
Enoteca Luna
Via Passariello - 80038 Pomigliano d`Arco (Na)
Tel. 081/3297001
Aperto la sera dopo le 20,00
Baccalà e Whisky, storia di un pomeriggio di follia golosa.
E' giovedì io e il mio fido amico Michele siamo in auto indecisi su dove andare a mangiare un boccone "leggero" prima di rientrare in ufficio.
Idea!!!
Ti porto a "La Lanterna" a Somma Vesuviana a mangiare un po' di baccalà;
Michele accetta di buon grado.
Arriviamo alle 14.15 in sala due tavoli occupati, ad uno dei due scorgo Vincenzo Sodano detto “Vicienz `o shock”, ma di lui parleremo dopo. Luigi solerte e simpatico raccoglie le ordinazioni e la raccomandazione di piccole porzioni. Antipasto di baccalà marinatocon pepe rosso, buono; un disco di verdurine lessate, attentamente impanato e fritto accompagnato da una cremina, piatto particolare e ben riuscito.
Avvoca' Vi faccio assaggiare un risotto con limone e baccalà? Proposta accettata a patto di avere anche il mitico pacchero con baccalà, pomodorini del piennolo, pinoli ed olive.
Entrambi i piatti risulteranno ottimi e soprattutto noto una nuova attenzione, i piattisono caldi. Bravo Luigi.
Per secondo, uno in due, quattro pezzi di baccalà (in bianco con le olive, fritto, arrostito e con il sugo) squisiti!!!! Per il vino un bianco siciliano ci tiene ottima compagnia, la Segreta di Planeta.
Nota debole del locale sono sempre stati i dolci, questa volta abbiamo la ventura di trovare quattro teglie appena sfornate di torte fatte dalla madre di Luigi. Io opto per il migliaccio di antica memoria, buono, Michele per una torta ripiena di marmellata. Normalmente dalla magica cantina di Luigi spunta sempre qualche Whisky single malt, anche questa volta ne esce una bottiglia, quasi finita, delle terre alte. A questo punto entra prepotentemente inscena come un torrente in piena “Vicienz o' shock”: Avvoca' ma quellabottiglia mica è privata??? Si siede al nostro tavolo e comincia una approfondita spiegazione sulle quattro tipologie di Whisky.
Nel frattempo la bottiglia è finita. Allora Vicienz impone al "povero" Luigi di scandagliare la sua riserva privata. Ne escono un McCallan single malt dieci anni d'invecchiamento ed una bottiglia risalente al 1984 anch'essa di decennale invecchiamento. Ottimi!!!Ma non è facile fermare Vicienz, non sente ragioni dobbiamo andare con lui alla sua enoteca a Pomigliano, la aprirà apposta per noi.
Piccola digressione Vincenzo Sodano è il titolare di un piccolo scrigno "Enoteca Luna" (una quindicina di metri quadrati) dove si compra e si assaggiano grandi vini e grandi liquori accompagnati da piccole prelibatezze (salumi formaggi ecc. ecc.), il locale si trovavicino all'ingresso della villa comunale di Pomigliano ed apre solo la sera dopo le otto ma tira mattina.
Arriviamo a Pomigliano Vicienz apre il locale e subito si dirige verso un scaffale da dove tira fuori una scatola di legno da cui trae un Montecristo che poi accenderà con immensa devozione, quindi apre una bottiglia di Whisky invecchiato in botti di sherry e ci porge dei dischetti di cioccolatino Amadei, il tutto col sottofondo di splendida musica Jazz.E l'ufficio???
Be’ siamo arrivati alle 19.00 giusto in tempo per chiudere ma in compenso che pomeriggio di piacevole follia.
Un avvocato per niente pentito.
Giuseppe Minniti
P.S. Su questa inconsueta avventura il mio amico, Donato De Vita, Professore al Liceo classico di Casoria, ha inteso scrivere questo simpatico sonetto:
Liti e Minniti
La gente aspettava sbuffando da ore
lì nello studio alla Meridiana.
L'attesa snervante, l'ira malsana:
tutti fremevano in preda al furore.
La moglie lo chiama, che batticuore:
il Nokia squilla, nessuno risponde.
Nasce il sospetto, gli piaccion le bionde:
stasera lo sgozzo il reo traditore!
Era scomparso nel nulla il Minniti.
Non più controversie, né tribunali,
bando ai clienti, ai ricorsi, alle liti.
L'andavan cercando di qua e di là:
preda non era di labbra sensuali,
ma sol di un mussillo di baccalà.
Donato De Vita
Via C.G. Aliperta 8 Somma Vesuviana (NA)
Tel. 081/8991843; Chiuso: lunedì;
Enoteca Luna
Via Passariello - 80038 Pomigliano d`Arco (Na)
Tel. 081/3297001
Aperto la sera dopo le 20,00
Baccalà e Whisky, storia di un pomeriggio di follia golosa.
E' giovedì io e il mio fido amico Michele siamo in auto indecisi su dove andare a mangiare un boccone "leggero" prima di rientrare in ufficio.
Idea!!!
Ti porto a "La Lanterna" a Somma Vesuviana a mangiare un po' di baccalà;
Michele accetta di buon grado.
Arriviamo alle 14.15 in sala due tavoli occupati, ad uno dei due scorgo Vincenzo Sodano detto “Vicienz `o shock”, ma di lui parleremo dopo. Luigi solerte e simpatico raccoglie le ordinazioni e la raccomandazione di piccole porzioni. Antipasto di baccalà marinatocon pepe rosso, buono; un disco di verdurine lessate, attentamente impanato e fritto accompagnato da una cremina, piatto particolare e ben riuscito.
Avvoca' Vi faccio assaggiare un risotto con limone e baccalà? Proposta accettata a patto di avere anche il mitico pacchero con baccalà, pomodorini del piennolo, pinoli ed olive.
Entrambi i piatti risulteranno ottimi e soprattutto noto una nuova attenzione, i piattisono caldi. Bravo Luigi.
Per secondo, uno in due, quattro pezzi di baccalà (in bianco con le olive, fritto, arrostito e con il sugo) squisiti!!!! Per il vino un bianco siciliano ci tiene ottima compagnia, la Segreta di Planeta.
Nota debole del locale sono sempre stati i dolci, questa volta abbiamo la ventura di trovare quattro teglie appena sfornate di torte fatte dalla madre di Luigi. Io opto per il migliaccio di antica memoria, buono, Michele per una torta ripiena di marmellata. Normalmente dalla magica cantina di Luigi spunta sempre qualche Whisky single malt, anche questa volta ne esce una bottiglia, quasi finita, delle terre alte. A questo punto entra prepotentemente inscena come un torrente in piena “Vicienz o' shock”: Avvoca' ma quellabottiglia mica è privata??? Si siede al nostro tavolo e comincia una approfondita spiegazione sulle quattro tipologie di Whisky.
Nel frattempo la bottiglia è finita. Allora Vicienz impone al "povero" Luigi di scandagliare la sua riserva privata. Ne escono un McCallan single malt dieci anni d'invecchiamento ed una bottiglia risalente al 1984 anch'essa di decennale invecchiamento. Ottimi!!!Ma non è facile fermare Vicienz, non sente ragioni dobbiamo andare con lui alla sua enoteca a Pomigliano, la aprirà apposta per noi.
Piccola digressione Vincenzo Sodano è il titolare di un piccolo scrigno "Enoteca Luna" (una quindicina di metri quadrati) dove si compra e si assaggiano grandi vini e grandi liquori accompagnati da piccole prelibatezze (salumi formaggi ecc. ecc.), il locale si trovavicino all'ingresso della villa comunale di Pomigliano ed apre solo la sera dopo le otto ma tira mattina.
Arriviamo a Pomigliano Vicienz apre il locale e subito si dirige verso un scaffale da dove tira fuori una scatola di legno da cui trae un Montecristo che poi accenderà con immensa devozione, quindi apre una bottiglia di Whisky invecchiato in botti di sherry e ci porge dei dischetti di cioccolatino Amadei, il tutto col sottofondo di splendida musica Jazz.E l'ufficio???
Be’ siamo arrivati alle 19.00 giusto in tempo per chiudere ma in compenso che pomeriggio di piacevole follia.
Un avvocato per niente pentito.
Giuseppe Minniti
P.S. Su questa inconsueta avventura il mio amico, Donato De Vita, Professore al Liceo classico di Casoria, ha inteso scrivere questo simpatico sonetto:
Liti e Minniti
La gente aspettava sbuffando da ore
lì nello studio alla Meridiana.
L'attesa snervante, l'ira malsana:
tutti fremevano in preda al furore.
La moglie lo chiama, che batticuore:
il Nokia squilla, nessuno risponde.
Nasce il sospetto, gli piaccion le bionde:
stasera lo sgozzo il reo traditore!
Era scomparso nel nulla il Minniti.
Non più controversie, né tribunali,
bando ai clienti, ai ricorsi, alle liti.
L'andavan cercando di qua e di là:
preda non era di labbra sensuali,
ma sol di un mussillo di baccalà.
Donato De Vita
Taberna Vulgi
Taberna Vulgi, Miracolo Irpino
Via Casino 6 Santo Stefano del Sole (AV)
Telefono 0825.673664
Giorno di chiusura: Domenica sera e Lunedì
Come preannunciato partiamo per le terre d'Irpinia, purtroppo l'amico Varcamonti per problemi comunioneschi non ha potuto partecipare. Dopo una cavalcata nei boschi del monte Terminio ci portiamo presso il ristorante dell'ottimo Mariconda.
Il ristorante è pieno ma noi abbiamo prenotato con largo anticipo quindi i nostri due tavoli (uno per gli adulti, sei, ed uno per i pargoli, quattro) ci attendono apparecchiati.
Il locale ha due sale interne, una con un tavolo tondo grande (dodici posti circa) ed una con vari tavoli in cui fanno bella mostra una notevole selezione di distillati e una bella serie di bottiglie di vino. I bagni sono piccoli ma puliti. Noi prendiamo posto nella veranda.
Il viso giocondo di Giovanni ci viene incontro per augurarci il benvenuto e ci propone di lasciar fare a lui. Memore di precedenti esperienze negative (vedi Le Trabe) tentenno ma lo sguardo franco e fiducioso del buon Giovanni mi convince, quindi lasciamo fare a lui con l'eccezione dei dolci che saranno a scelta.
Si inizia con un prosecco che accompagna un'appetizer (cremina di pomodori verdi con pane tostato) quindi ci vengono proposti quattro assaggi dagli antipasti in lista (involtino di zucchine profumato alla menta, involtino melanzane, tartelletta di polenta con crema ai capperi, sformatino di zucchine su crema al formaggio) tutti uno meglio dell'altro con menzione particolare per l'involtino di zucchine. Accompagniamo quest'inizio d'avventura con un Aglianico Macchialupa, tra i più morbidi assaggiati di recente. Si passa quindi ad una passatina di fagiolini con sformatino di ceci (entusiasmante!), a dei mezzi paccheri zucchine e baccalà con un filo di olio di Ravece (squisiti) e, per finire con i primi, a delle taglitelline di grano bruciato con ragù di coniglio (applausi a scena aperta!!!!! erano anni che non mangiavo un coniglio così ben trattato). Nel frattempo la nostra bottiglia di Aglianico era finita e veniva prontamente sostituita con un'altra di Molettieri dal gusto più profondo e complesso con tannini che più si addicevano al prosieguo.
Un ottimo piatto con due tagli di carni diverse (tagliata di spalla e coperta di costato agli aromi) cotte su pietra ollare con verdurine scottate rappresentavano un altro delizioso passaggio.
A questo punto il sottoscritto con i suoi compagni di avventura procedevano ad assaggiare i salumi di produzione propria (pancetta, capicollo e salame), o meglio a cura dei genitori del buon Giovanni (complimenti vivissimi), ed un paio di formaggi (Caprino Silano e pecorino di Carmasciano) accompagnati da varie confetture (io personalmente li ho apprezzati senza alterazioni di sapore).
Uno squisito sorbetto al melone preannunciava i dolci che seguivano: Scomposta di fragole (eccezionale); millefoglie con crema chantilly (eccellente), Raviolo fritto con mela annurca (personalmente da me non assaggiata ma dalla faccia degli amici direi ottimo); inoltre, non ordinato ma offerto dal nostro ospite, una Zuppa inglese servita in un bicchiere alto e stretto i cui i vari strati colorati facevano un bellissimo effetto cromatico, naturalmente, il sapore non era da meno.
Dopo cotanto godere non si poteva non chiudere questa esaltante esperienza gastronomica senza un Ron e quindi la scelta ricadeva su un La Mauny di Martinica da 10 anni di invecchiamento.
A proposito, dimenticavo, per i bambini (quattro), gli appetizer, due antipasti di prosciutto e mozzarella e due antipasti di involtini di melanzane; per primo due gnocchi alla sorrentina e due fusilli ai funghi porcini (squisiti), poi il sorbetto anche per loro. Qualcuno obietterà fusilli ai funghi porcini per i bimbi??? Ma Silvio, il mio pargolo maggiore, è già un piccolo gourmet!
Saluti, abbracci e baci con il nostro ospite con la promessa di rivederci presto per assaggiare la maialata.
E il conto?
Ah già, il conto, bé' € 320,00 tutto compreso. Fate un po' voi le valutazioni del caso….
Giuseppe Minniti.
Via Casino 6 Santo Stefano del Sole (AV)
Telefono 0825.673664
Giorno di chiusura: Domenica sera e Lunedì
Come preannunciato partiamo per le terre d'Irpinia, purtroppo l'amico Varcamonti per problemi comunioneschi non ha potuto partecipare. Dopo una cavalcata nei boschi del monte Terminio ci portiamo presso il ristorante dell'ottimo Mariconda.
Il ristorante è pieno ma noi abbiamo prenotato con largo anticipo quindi i nostri due tavoli (uno per gli adulti, sei, ed uno per i pargoli, quattro) ci attendono apparecchiati.
Il locale ha due sale interne, una con un tavolo tondo grande (dodici posti circa) ed una con vari tavoli in cui fanno bella mostra una notevole selezione di distillati e una bella serie di bottiglie di vino. I bagni sono piccoli ma puliti. Noi prendiamo posto nella veranda.
Il viso giocondo di Giovanni ci viene incontro per augurarci il benvenuto e ci propone di lasciar fare a lui. Memore di precedenti esperienze negative (vedi Le Trabe) tentenno ma lo sguardo franco e fiducioso del buon Giovanni mi convince, quindi lasciamo fare a lui con l'eccezione dei dolci che saranno a scelta.
Si inizia con un prosecco che accompagna un'appetizer (cremina di pomodori verdi con pane tostato) quindi ci vengono proposti quattro assaggi dagli antipasti in lista (involtino di zucchine profumato alla menta, involtino melanzane, tartelletta di polenta con crema ai capperi, sformatino di zucchine su crema al formaggio) tutti uno meglio dell'altro con menzione particolare per l'involtino di zucchine. Accompagniamo quest'inizio d'avventura con un Aglianico Macchialupa, tra i più morbidi assaggiati di recente. Si passa quindi ad una passatina di fagiolini con sformatino di ceci (entusiasmante!), a dei mezzi paccheri zucchine e baccalà con un filo di olio di Ravece (squisiti) e, per finire con i primi, a delle taglitelline di grano bruciato con ragù di coniglio (applausi a scena aperta!!!!! erano anni che non mangiavo un coniglio così ben trattato). Nel frattempo la nostra bottiglia di Aglianico era finita e veniva prontamente sostituita con un'altra di Molettieri dal gusto più profondo e complesso con tannini che più si addicevano al prosieguo.
Un ottimo piatto con due tagli di carni diverse (tagliata di spalla e coperta di costato agli aromi) cotte su pietra ollare con verdurine scottate rappresentavano un altro delizioso passaggio.
A questo punto il sottoscritto con i suoi compagni di avventura procedevano ad assaggiare i salumi di produzione propria (pancetta, capicollo e salame), o meglio a cura dei genitori del buon Giovanni (complimenti vivissimi), ed un paio di formaggi (Caprino Silano e pecorino di Carmasciano) accompagnati da varie confetture (io personalmente li ho apprezzati senza alterazioni di sapore).
Uno squisito sorbetto al melone preannunciava i dolci che seguivano: Scomposta di fragole (eccezionale); millefoglie con crema chantilly (eccellente), Raviolo fritto con mela annurca (personalmente da me non assaggiata ma dalla faccia degli amici direi ottimo); inoltre, non ordinato ma offerto dal nostro ospite, una Zuppa inglese servita in un bicchiere alto e stretto i cui i vari strati colorati facevano un bellissimo effetto cromatico, naturalmente, il sapore non era da meno.
Dopo cotanto godere non si poteva non chiudere questa esaltante esperienza gastronomica senza un Ron e quindi la scelta ricadeva su un La Mauny di Martinica da 10 anni di invecchiamento.
A proposito, dimenticavo, per i bambini (quattro), gli appetizer, due antipasti di prosciutto e mozzarella e due antipasti di involtini di melanzane; per primo due gnocchi alla sorrentina e due fusilli ai funghi porcini (squisiti), poi il sorbetto anche per loro. Qualcuno obietterà fusilli ai funghi porcini per i bimbi??? Ma Silvio, il mio pargolo maggiore, è già un piccolo gourmet!
Saluti, abbracci e baci con il nostro ospite con la promessa di rivederci presto per assaggiare la maialata.
E il conto?
Ah già, il conto, bé' € 320,00 tutto compreso. Fate un po' voi le valutazioni del caso….
Giuseppe Minniti.
Oasis
Oasis, una magica favola
Ristorante Oasis - Sapori Antichi
Via Provinciale, 10 83050 Vallesaccarda (AV)
Tel. 0827.97021 - 97444
Chiuso giovedì
C'era una volta....
Potrebbe iniziare così la bella favola della famiglia Fischetti solo che, per nostra fortuna, la favola è realtà. E che realtà!!!
Lunedì a pranzo, come al solito trovare un ristorante di lunedì è un'impresa ardua, comunque, complice un po' di tempo a disposizione, decidiamo (io e Michela) di fare questa bella passeggiata (240 Km tra andata e ritorno).
Tavoli apparecchiati con la solita cura, bel tovagliato, ottimi accessori e fiori freschi. Il menù prevede quattro menù (colazione di lavoro, i soli primi, il pranzo all'antica ed il menù degustazione) con costi variabili dai 25 ai 45 euro. Le proposte alla carta si articolano in 7 antipasti a 12 euro; 4 zuppe a 10 euro; 9 primi a 12 euro e sei secondi di cui tre a 15 euro e tre a 18 euro.
Complessivamente una proposta molto ampia e sostanzialmente basata su prodotti irpini, quindi carne e verdure con un'unica eccezione ittica: il baccalà, baluardo della cucina tradizionale irpina.
Mentre studiamo la carta ci vengono servite delle piccole, e squisite, crocchete di patate calde con un prosecco, quindi arrivano i pani, tutti rigorosamente di produzione propria (bianco, con crusca, con pomodoro, con noci e sfogliatina di pane con le cipolle), menzione particolare per quello alle noci e le sfogliatine con cipolla.
Per antipasto scegliamo zeppola di patate e baccalà su passata di pomodoro e olio di sedano; piatto assolutamente squisito: la zeppola di aerea fragranza nascondeva un cuore di baccalà dalla cremosa consistenza, la passata e l'olio conferivano aroma e freschezza in un gioco di contrasti di temperature e consistenze veramente impareggiabile. Ma ci sono anche le crocchette di ricotta, fiori di zucca e zucchine servite su un battuto di pomodoro e profumate con basilico fritto; preparazione stupenda, la leggera ricotta si sposava in maniera divina con le verdure, la frittura esterna croccante e sapida, il tutto esaltato dal pomodoro e dal profumato basilico. Accompagniamo con un Fiano di Guido Marsella del 2003, vino di grande struttura dal colore giallo intenso e dalla gradazione alcolica di tutto rispetto (14°).
I primi vengono serviti in piatti caldi coperti da campane di silver che una volta sollevate lasciano in libertà profumi ed aromi inebrianti. Il mio pacchero con mussillo di baccalà e peperoncini verdi, reso ancor più intrigante dalla presenza di croccante pane tostato sbriciolato, è di valore assoluto! E' una sinfonia primaverile che viene da antiche tradizioni.
Il nostro ospite insiste affinché assaggiamo un piatto nuovo: ravioloni di burrata ed erbette con manteca campana e tartufo di Bagnoli Irpino; accettiamo più per farlo contento che per convinzione, entrambi non amiamo molto i profumi fenici del tartufo di Bagnoli. Ma grandi son coloro che sanno mettersi in discussione, per cui: complimenti! Scopriamo un piatto delicatissimo dove lo scorzone (tartufo estivo) si presenta con aromi poco marcati e si fonde perfettamente con gli altri profumi.
I Fischetti sono ospiti impareggiabili, hanno la capacità di essere accorti e presenti senza mai diventare invadenti, la sobria ricercatezza del locale mette a proprio agio
l'ospite senza fargli nascere alcuna ansia riverenziale. Sarà la bontà dei piatti, la cortesia dei titolari o chissà cosa ma questo è senz'altro un luogo magico.
Ma non distraiamoci è già giunto il momento dei secondi, per me un tenerissimo filetto, dalla brevissima cottura, con erbe di montagna e cipollotti croccanti presentato in un caldo tegame ramato. Squisito, inutile aggiungere altro.
Per Michela un vecchio amore: costolette di agnello con mollica di pane ed erbette, un piatto che, secondo lei, da solo vale il viaggio. Ammetto che è difficile darle torto.
Mentre attendiamo i dolci ci viene servito un ottimo sorbetto alle sorbe (scusate il gioco di parole ma così è!), frutto antico ed in via di estinzione ma che a me ha immediatamente riportato alla mente un celeberrimo duetto tra Pupella Maggio e Luca De Filippo indovinate un po' in quale Eduardiano capolavoro?).
La lista dei dessert trovo che sia sbilanciata troppo sul freddo, ci sono quattro gelati e quattro semifreddi oltre ad una millefoglie (con nocciole, cui lo scrivente è allergico) ed un ristretto di caffè. Michela sceglierà un gelato mentre io mi limiterò a degustare la piccola (di dimensione ma grande nel sapore) pasticceria gentilmente offerta dalla cucina.
Caffè servito in tazzine coperte e, per finire degnamente, un grandissimo Ron cubano riserva.
Per la cronaca abbiamo speso 118 euro ma quanto ci siamo deliziati.
Ci sono più di cento chilometri da fare per il rientro ma con la mia indole golosa pienamente appagata e le note di My Way a tenermi compagnia sembrano pochi metri.
Sarà un altro mistero di questo luogo magico??
Giuseppe Minniti.
Ristorante Oasis - Sapori Antichi
Via Provinciale, 10 83050 Vallesaccarda (AV)
Tel. 0827.97021 - 97444
Chiuso giovedì
C'era una volta....
Potrebbe iniziare così la bella favola della famiglia Fischetti solo che, per nostra fortuna, la favola è realtà. E che realtà!!!
Lunedì a pranzo, come al solito trovare un ristorante di lunedì è un'impresa ardua, comunque, complice un po' di tempo a disposizione, decidiamo (io e Michela) di fare questa bella passeggiata (240 Km tra andata e ritorno).
Tavoli apparecchiati con la solita cura, bel tovagliato, ottimi accessori e fiori freschi. Il menù prevede quattro menù (colazione di lavoro, i soli primi, il pranzo all'antica ed il menù degustazione) con costi variabili dai 25 ai 45 euro. Le proposte alla carta si articolano in 7 antipasti a 12 euro; 4 zuppe a 10 euro; 9 primi a 12 euro e sei secondi di cui tre a 15 euro e tre a 18 euro.
Complessivamente una proposta molto ampia e sostanzialmente basata su prodotti irpini, quindi carne e verdure con un'unica eccezione ittica: il baccalà, baluardo della cucina tradizionale irpina.
Mentre studiamo la carta ci vengono servite delle piccole, e squisite, crocchete di patate calde con un prosecco, quindi arrivano i pani, tutti rigorosamente di produzione propria (bianco, con crusca, con pomodoro, con noci e sfogliatina di pane con le cipolle), menzione particolare per quello alle noci e le sfogliatine con cipolla.
Per antipasto scegliamo zeppola di patate e baccalà su passata di pomodoro e olio di sedano; piatto assolutamente squisito: la zeppola di aerea fragranza nascondeva un cuore di baccalà dalla cremosa consistenza, la passata e l'olio conferivano aroma e freschezza in un gioco di contrasti di temperature e consistenze veramente impareggiabile. Ma ci sono anche le crocchette di ricotta, fiori di zucca e zucchine servite su un battuto di pomodoro e profumate con basilico fritto; preparazione stupenda, la leggera ricotta si sposava in maniera divina con le verdure, la frittura esterna croccante e sapida, il tutto esaltato dal pomodoro e dal profumato basilico. Accompagniamo con un Fiano di Guido Marsella del 2003, vino di grande struttura dal colore giallo intenso e dalla gradazione alcolica di tutto rispetto (14°).
I primi vengono serviti in piatti caldi coperti da campane di silver che una volta sollevate lasciano in libertà profumi ed aromi inebrianti. Il mio pacchero con mussillo di baccalà e peperoncini verdi, reso ancor più intrigante dalla presenza di croccante pane tostato sbriciolato, è di valore assoluto! E' una sinfonia primaverile che viene da antiche tradizioni.
Il nostro ospite insiste affinché assaggiamo un piatto nuovo: ravioloni di burrata ed erbette con manteca campana e tartufo di Bagnoli Irpino; accettiamo più per farlo contento che per convinzione, entrambi non amiamo molto i profumi fenici del tartufo di Bagnoli. Ma grandi son coloro che sanno mettersi in discussione, per cui: complimenti! Scopriamo un piatto delicatissimo dove lo scorzone (tartufo estivo) si presenta con aromi poco marcati e si fonde perfettamente con gli altri profumi.
I Fischetti sono ospiti impareggiabili, hanno la capacità di essere accorti e presenti senza mai diventare invadenti, la sobria ricercatezza del locale mette a proprio agio
l'ospite senza fargli nascere alcuna ansia riverenziale. Sarà la bontà dei piatti, la cortesia dei titolari o chissà cosa ma questo è senz'altro un luogo magico.
Ma non distraiamoci è già giunto il momento dei secondi, per me un tenerissimo filetto, dalla brevissima cottura, con erbe di montagna e cipollotti croccanti presentato in un caldo tegame ramato. Squisito, inutile aggiungere altro.
Per Michela un vecchio amore: costolette di agnello con mollica di pane ed erbette, un piatto che, secondo lei, da solo vale il viaggio. Ammetto che è difficile darle torto.
Mentre attendiamo i dolci ci viene servito un ottimo sorbetto alle sorbe (scusate il gioco di parole ma così è!), frutto antico ed in via di estinzione ma che a me ha immediatamente riportato alla mente un celeberrimo duetto tra Pupella Maggio e Luca De Filippo indovinate un po' in quale Eduardiano capolavoro?).
La lista dei dessert trovo che sia sbilanciata troppo sul freddo, ci sono quattro gelati e quattro semifreddi oltre ad una millefoglie (con nocciole, cui lo scrivente è allergico) ed un ristretto di caffè. Michela sceglierà un gelato mentre io mi limiterò a degustare la piccola (di dimensione ma grande nel sapore) pasticceria gentilmente offerta dalla cucina.
Caffè servito in tazzine coperte e, per finire degnamente, un grandissimo Ron cubano riserva.
Per la cronaca abbiamo speso 118 euro ma quanto ci siamo deliziati.
Ci sono più di cento chilometri da fare per il rientro ma con la mia indole golosa pienamente appagata e le note di My Way a tenermi compagnia sembrano pochi metri.
Sarà un altro mistero di questo luogo magico??
Giuseppe Minniti.
Taverna 18
Taverna 18 Via Canale 11Bis Vico Equense Tel. 081.8015682
E’ venerdì 17, giorno notoriamente infausto per i superstiziosi, ma non per me.
Sono circa le 13.30 e noi ci troviamo nella zona collinare di Napoli, guardo MiKy con fare ingenuo e Le chiedo: "cosa vuoi fare?"
Sguardo malizioso e risposta scontata: "io avrei piuttosto fame".
Bene, poiché, sto guidando, La invito a verificare sul mio palmare la cartella con i ristoranti da visitare:
Il Desco? no è a Verona.
La Locanda del Palazzo? no è a Barile in Basilicata.
Il Tordo matto? no è a Zagarolo.
La Torre? no è a Fiuggi.
Taverna 18? questo è a Vico Equense ma forse facciamo a tempo.
Chiamiamo e dopo un breve consulto in cucina concordiamo per le 14,15 ma ci pregano di non tardare.
Mi avvio con i turbo alla massima pressione verso Vico Equense.
Be’, quasi alla massima pressione, visto che tra il Vomero, la Tangenziale, la Napoli/Salerno (che è tutta un cantiere) c’è poco da correre. Comunque poco dopo le 14,00 imbocchiamo lo svincolo per Vico, siamo quasi alla meta ed in perfetto orario ma….. diavolo, una transenna lungo la strada, con un "divieto d’accesso", ci segnala di svoltare verso la montagna (ach!!!).
Con risoluta baldanza maccheronica (e molta inciviltà personale) supero il segnale incurante delle conseguenze e mi avvio veloce verso il centro di Vico. Percorro altri duecento metri ed un altro segnale di "divieto d’accesso" si frappone tra me e la meta, lo supero. Oh no!! Ora la strada è chiusa!!! Niente paura c’è una traversa sulla sinistra con l’ennesimo segnale di "divieto d’accesso", la imbocco con sicurezza……. Maledizione un pullman mi si para davanti (lui dal senso corretto), ultima risorsa: un cortile sulla destra, mi ci ficco veloce e…………
ahi ahi ahi, accidenti!!! E’ il cortile del comando dei Vigili Urbani!!!!
Un gruppetto di vigili mi guarda sbalordito!!!!
Ed ora????
Michela mi guarda preoccupata e mi dice: "stavolta l’hai fatta grossa!!"
Sfodero la mia espressione più ebete (lo so non ci vuole molto! Sic!!) e con fare disinvolto, prima che loro mi contestino qualcosa, mi avvicino e gli chiedo "scusate dov’è Via Canale?"
Negli occhi dei vigili un amletico dubbio: ma questo ci fa o ci è????
Incredibilmente avranno pensato: "ci è", mi danno l’indicazione e prima che abbiano il tempo di cambiare idea ho già ringraziato e sono scappato via.
Michela mi guarda divertita e mi dice "sei proprio…." (lasciamo perdere va’).
Taverna 18 è proprio alle spalle del comando, quindi pochi minuti dopo siamo alla agognata meta.
Attraversiamo un bel vialetto con ai lati dei curatissimi prati, con altissime palme secolari ed arredamento da esterno (tavoli, sedie, salottini ecc. ecc.), d’estate dev’essere piacevole cenare all’ombra della luna. Sullo sfondo uno splendido palazzetto antico perfettamente restaurato in cui il ristorante trova collocazione al piano terra. All’ingresso sono posizionati, all’interno di tre parallelepipedi di cristallo, altrettanti monitor che rimandano le immagini della cucina, la sala è ampia e profonda e vi si sovrappone un soppalco con altre tre sale. I tavoli sono da quattro e sei posti, ben distanziati e di stile moderno; le poltroncine sono di gusto retrò; mobili minimalisti e belle bottiglie alle pareti, sullo sfondo una vetrina a cristalli multicolore su cui vengono proiettate le ombre di bottiglie retroilluminate.
Davvero un bel locale.
Ci accomodiamo in fondo alla sala e ci vengono portati due menù ben fatti e molto colorati. La copia di Michela è senza prezzi (chissà perché debbono pagare sempre gli uomini).
Il mare e la terra sono equamente rappresentati, i nomi dei piatti sono tutti lunghissimi (almeno due righe) e tutti lasciano prospettare pietanze altamente complesse e ricercate.
Ci sono due menù degustazione: mare a 55 euro e Terra a 50 euro. Alla fine stanco di complicarmi la vita opto per il menù degustazione di mare. Michela segue la mia scelta ma chiede di sostituire il primo. Nessun problema, anzi il nostro ospite mi chiede se voglio anch’io fare delle sostituzioni. Arriva un calice di prosecco e per il vino (visto che MiKy è astemia) concordiamo per un’offerta a bicchiere che varia a seconde delle portate (Bravi, finalmente qualcuno lo ha capito che questa è una soluzione molto apprezzata!!!!).
Arriva in tavola, in attesa dell’antipasto, una tartare di orata con agretto di limoni accompagnata da erbette e fiori. Be’ se il buongiorno si vede dal mattino questa sarà una giornata memorabile; ottimo, il pesce è freschissimo e gustoso, le erbette ed i fiori regalano profumi e sensazioni gustative davvero interessanti, molto bene. Arriva pure un sacchetto di tela, chiuso da un laccetto, contenente piccoli pani appena sfornati in cui si coglie una leggerissima ma preziosa nota di vaniglia.
Terminato il mio prosecco mi viene presentato il primo calice di vino, una falanghina del 2005. Il colore oro antico, i profumi estremamente complessi mi inducono a pensare ad una recente conoscenza, quindi chiedo con curiosità il nome dell’azienda. Masseria Felicia risponde pronto il nostro anfitrione ma Lui non sapeva che durante la visita da Badevisco avevamo avuto una ricca presentazione di questo vino e, quindi, con un po’ di presunzione, snocciolo le mie informazioni sul vino e sulla storia dell’azienda, non mancando di fargli i miei complimenti per l’ottima scelta.
Una scintilla di ammirazione negli occhi del mio interlocutore mi dice che sono entrato nelle sue grazie.
Nel frattempo viene servito "elisir di pomodoro all’arancia con erbette gentili e crostacei", piatto inusuale in quanto l’elisir è una sorta di leggerissima tisana al pomodoro in cui sono evidenti i sentori di arancia ed in questo brodetto caldo sono immersi, praticamente a crudo, una vongola, uno scampo, un gambero ed un filetto di triglia. Gli ingredienti sono eccelsi, il piatto per quanto inusuale è equilibrato e piacevole.
E’ la volta quindi di un bel filetto di rana pescatrice su crema di avocado e lime con carciofi crudi. La versione originale del piatto (che secondo me doveva essere la più appropriata) prevedeva i porcini di quercia crudi ma non essendovene disponibilità gli stessi erano stati sostituiti dai carciofi. Piatto complesso per consistenze e contrappunti (dolce, sapido, acido) molto interessante anche se in alcuni passaggi il carciofo prendeva un po’ il sopravvento.
Il mio primo piatto è uno straordinario "paccheri con ragout di scorfano e zucca" (precisiamo: i paccheri erano stesi!!!). Grandissimo piatto!!! Gustoso, dal sapore intenso e pieno, veramente una goduria.
Per Michela, invece, una preparazione molto più delicata: "strozzapreti con crema di scampi allo zafferano e rucola piperita con scaglie di pecorino". Anche questo un gran piatto il delicato dolce degli scampi che in perfetto equilibrio si fonde con il gusto del pecorino e l’amaro della rucola, ottima preparazione.
Sul primo sostituiamo il calice di falanghina con un più appropriato Trebiano d’Abbruzzo barriccato.
Nel frattempo l’intesa tra me ed il direttore di sala migliora con il passare delle portate e dopo un ulteriore scambio d’informazioni (finalmente a Napoli sta per aprire un ristorante di altissimo livello a P.zza San Domenico Maggiore) procediamo con il secondo: Filetto di rombo chiodato su patate, accompagnato da asparagi croccanti avvolti nel lardo di colfiorito. Grande piatto!!!!! Sapori ben delineati, nessuna prevaricazione, profumi e consistenze che esaltavano i prodotti…..
Quando si dice: cucinare è un’arte!!!!
Leggo negli occhi di Michela amore profondo….
Quando si dice: prendere per la gola!!
Ma è giunta l’ora del dessert e la nostra guida in questo viaggio culinario ha avuto la delicatezza di farci preparare dolci diversi, così da poterne assaggiare due.
Ottimo il fagottino di mele aromatizzato al calvados (la pasta sfoglia che racchiudeva il ripieno era eterea).
Straordinario l’umile pasticciotto napoletano accompagnato da un’insalata di agrumi (tra cui anche pompelmo giallo e rosa).
Oramai in perfetta sintonia con il mio anfitrione questi mi serve un Rum Demerara del 1998, seta pura!!!!
Cioccolatini e gelatine di produzione propria per finire.
Finire?
Volevo dire prima di iniziare il giro del locale, le tre sale sopra sono di diverse dimensioni e colori, in particolare una in stile giapponese ed un'altra minuscola che affaccia sul giardino per…. cene intime. La cucina è una vera navicella spaziale, siamo ai massimi livelli tecnologici in Campania. La cantina, ricavata dall’antica cisterna del palazzo, è un gioiello con le sue 480 etichette.
Piccolo anneddoto: Il nome della Taverna 18 era ricavato dal numero civico, appunto il 18, improvvisamente, due giorni prima dell’inaugurazione, il comune ha cambiato la numerazione ed il 18 è diventato 11bis.
Per concludere: non vedo l’ora di ritornarci.
Ser Giuseppetto
E’ venerdì 17, giorno notoriamente infausto per i superstiziosi, ma non per me.
Sono circa le 13.30 e noi ci troviamo nella zona collinare di Napoli, guardo MiKy con fare ingenuo e Le chiedo: "cosa vuoi fare?"
Sguardo malizioso e risposta scontata: "io avrei piuttosto fame".
Bene, poiché, sto guidando, La invito a verificare sul mio palmare la cartella con i ristoranti da visitare:
Il Desco? no è a Verona.
La Locanda del Palazzo? no è a Barile in Basilicata.
Il Tordo matto? no è a Zagarolo.
La Torre? no è a Fiuggi.
Taverna 18? questo è a Vico Equense ma forse facciamo a tempo.
Chiamiamo e dopo un breve consulto in cucina concordiamo per le 14,15 ma ci pregano di non tardare.
Mi avvio con i turbo alla massima pressione verso Vico Equense.
Be’, quasi alla massima pressione, visto che tra il Vomero, la Tangenziale, la Napoli/Salerno (che è tutta un cantiere) c’è poco da correre. Comunque poco dopo le 14,00 imbocchiamo lo svincolo per Vico, siamo quasi alla meta ed in perfetto orario ma….. diavolo, una transenna lungo la strada, con un "divieto d’accesso", ci segnala di svoltare verso la montagna (ach!!!).
Con risoluta baldanza maccheronica (e molta inciviltà personale) supero il segnale incurante delle conseguenze e mi avvio veloce verso il centro di Vico. Percorro altri duecento metri ed un altro segnale di "divieto d’accesso" si frappone tra me e la meta, lo supero. Oh no!! Ora la strada è chiusa!!! Niente paura c’è una traversa sulla sinistra con l’ennesimo segnale di "divieto d’accesso", la imbocco con sicurezza……. Maledizione un pullman mi si para davanti (lui dal senso corretto), ultima risorsa: un cortile sulla destra, mi ci ficco veloce e…………
ahi ahi ahi, accidenti!!! E’ il cortile del comando dei Vigili Urbani!!!!
Un gruppetto di vigili mi guarda sbalordito!!!!
Ed ora????
Michela mi guarda preoccupata e mi dice: "stavolta l’hai fatta grossa!!"
Sfodero la mia espressione più ebete (lo so non ci vuole molto! Sic!!) e con fare disinvolto, prima che loro mi contestino qualcosa, mi avvicino e gli chiedo "scusate dov’è Via Canale?"
Negli occhi dei vigili un amletico dubbio: ma questo ci fa o ci è????
Incredibilmente avranno pensato: "ci è", mi danno l’indicazione e prima che abbiano il tempo di cambiare idea ho già ringraziato e sono scappato via.
Michela mi guarda divertita e mi dice "sei proprio…." (lasciamo perdere va’).
Taverna 18 è proprio alle spalle del comando, quindi pochi minuti dopo siamo alla agognata meta.
Attraversiamo un bel vialetto con ai lati dei curatissimi prati, con altissime palme secolari ed arredamento da esterno (tavoli, sedie, salottini ecc. ecc.), d’estate dev’essere piacevole cenare all’ombra della luna. Sullo sfondo uno splendido palazzetto antico perfettamente restaurato in cui il ristorante trova collocazione al piano terra. All’ingresso sono posizionati, all’interno di tre parallelepipedi di cristallo, altrettanti monitor che rimandano le immagini della cucina, la sala è ampia e profonda e vi si sovrappone un soppalco con altre tre sale. I tavoli sono da quattro e sei posti, ben distanziati e di stile moderno; le poltroncine sono di gusto retrò; mobili minimalisti e belle bottiglie alle pareti, sullo sfondo una vetrina a cristalli multicolore su cui vengono proiettate le ombre di bottiglie retroilluminate.
Davvero un bel locale.
Ci accomodiamo in fondo alla sala e ci vengono portati due menù ben fatti e molto colorati. La copia di Michela è senza prezzi (chissà perché debbono pagare sempre gli uomini).
Il mare e la terra sono equamente rappresentati, i nomi dei piatti sono tutti lunghissimi (almeno due righe) e tutti lasciano prospettare pietanze altamente complesse e ricercate.
Ci sono due menù degustazione: mare a 55 euro e Terra a 50 euro. Alla fine stanco di complicarmi la vita opto per il menù degustazione di mare. Michela segue la mia scelta ma chiede di sostituire il primo. Nessun problema, anzi il nostro ospite mi chiede se voglio anch’io fare delle sostituzioni. Arriva un calice di prosecco e per il vino (visto che MiKy è astemia) concordiamo per un’offerta a bicchiere che varia a seconde delle portate (Bravi, finalmente qualcuno lo ha capito che questa è una soluzione molto apprezzata!!!!).
Arriva in tavola, in attesa dell’antipasto, una tartare di orata con agretto di limoni accompagnata da erbette e fiori. Be’ se il buongiorno si vede dal mattino questa sarà una giornata memorabile; ottimo, il pesce è freschissimo e gustoso, le erbette ed i fiori regalano profumi e sensazioni gustative davvero interessanti, molto bene. Arriva pure un sacchetto di tela, chiuso da un laccetto, contenente piccoli pani appena sfornati in cui si coglie una leggerissima ma preziosa nota di vaniglia.
Terminato il mio prosecco mi viene presentato il primo calice di vino, una falanghina del 2005. Il colore oro antico, i profumi estremamente complessi mi inducono a pensare ad una recente conoscenza, quindi chiedo con curiosità il nome dell’azienda. Masseria Felicia risponde pronto il nostro anfitrione ma Lui non sapeva che durante la visita da Badevisco avevamo avuto una ricca presentazione di questo vino e, quindi, con un po’ di presunzione, snocciolo le mie informazioni sul vino e sulla storia dell’azienda, non mancando di fargli i miei complimenti per l’ottima scelta.
Una scintilla di ammirazione negli occhi del mio interlocutore mi dice che sono entrato nelle sue grazie.
Nel frattempo viene servito "elisir di pomodoro all’arancia con erbette gentili e crostacei", piatto inusuale in quanto l’elisir è una sorta di leggerissima tisana al pomodoro in cui sono evidenti i sentori di arancia ed in questo brodetto caldo sono immersi, praticamente a crudo, una vongola, uno scampo, un gambero ed un filetto di triglia. Gli ingredienti sono eccelsi, il piatto per quanto inusuale è equilibrato e piacevole.
E’ la volta quindi di un bel filetto di rana pescatrice su crema di avocado e lime con carciofi crudi. La versione originale del piatto (che secondo me doveva essere la più appropriata) prevedeva i porcini di quercia crudi ma non essendovene disponibilità gli stessi erano stati sostituiti dai carciofi. Piatto complesso per consistenze e contrappunti (dolce, sapido, acido) molto interessante anche se in alcuni passaggi il carciofo prendeva un po’ il sopravvento.
Il mio primo piatto è uno straordinario "paccheri con ragout di scorfano e zucca" (precisiamo: i paccheri erano stesi!!!). Grandissimo piatto!!! Gustoso, dal sapore intenso e pieno, veramente una goduria.
Per Michela, invece, una preparazione molto più delicata: "strozzapreti con crema di scampi allo zafferano e rucola piperita con scaglie di pecorino". Anche questo un gran piatto il delicato dolce degli scampi che in perfetto equilibrio si fonde con il gusto del pecorino e l’amaro della rucola, ottima preparazione.
Sul primo sostituiamo il calice di falanghina con un più appropriato Trebiano d’Abbruzzo barriccato.
Nel frattempo l’intesa tra me ed il direttore di sala migliora con il passare delle portate e dopo un ulteriore scambio d’informazioni (finalmente a Napoli sta per aprire un ristorante di altissimo livello a P.zza San Domenico Maggiore) procediamo con il secondo: Filetto di rombo chiodato su patate, accompagnato da asparagi croccanti avvolti nel lardo di colfiorito. Grande piatto!!!!! Sapori ben delineati, nessuna prevaricazione, profumi e consistenze che esaltavano i prodotti…..
Quando si dice: cucinare è un’arte!!!!
Leggo negli occhi di Michela amore profondo….
Quando si dice: prendere per la gola!!
Ma è giunta l’ora del dessert e la nostra guida in questo viaggio culinario ha avuto la delicatezza di farci preparare dolci diversi, così da poterne assaggiare due.
Ottimo il fagottino di mele aromatizzato al calvados (la pasta sfoglia che racchiudeva il ripieno era eterea).
Straordinario l’umile pasticciotto napoletano accompagnato da un’insalata di agrumi (tra cui anche pompelmo giallo e rosa).
Oramai in perfetta sintonia con il mio anfitrione questi mi serve un Rum Demerara del 1998, seta pura!!!!
Cioccolatini e gelatine di produzione propria per finire.
Finire?
Volevo dire prima di iniziare il giro del locale, le tre sale sopra sono di diverse dimensioni e colori, in particolare una in stile giapponese ed un'altra minuscola che affaccia sul giardino per…. cene intime. La cucina è una vera navicella spaziale, siamo ai massimi livelli tecnologici in Campania. La cantina, ricavata dall’antica cisterna del palazzo, è un gioiello con le sue 480 etichette.
Piccolo anneddoto: Il nome della Taverna 18 era ricavato dal numero civico, appunto il 18, improvvisamente, due giorni prima dell’inaugurazione, il comune ha cambiato la numerazione ed il 18 è diventato 11bis.
Per concludere: non vedo l’ora di ritornarci.
Ser Giuseppetto
domenica 6 gennaio 2008
Tocai Toros
Al naso "roncheggia" decisamente... Stavolta siamo sicuri di averlo lo abbiamo beccato e ci rilassiamo! Ortica, foglia di pomodoro, fiori di sambuco: una carrellata di sentori dai caratteristici riconoscimenti erbacei che inequivocabilmente ci porta a scommettere su un “classico” Sauvignon da ponca friulana. A poco, a poco i toni si schiariscono e quei marcati profumi vegetali sfumano lasciando la scena ad un assolo fatto di erbe aromatiche e di lievi rimandi agrumati. Qualche dubbio si insinua…. In bocca l’acidità dà slancio alla beva che è rinforzata da una mineralità di razza, decisamente profonda. Chiude in eleganza con una persistente nuance ammandorlata. Siamo proprio curiosi, aspettiamo trepidanti che venga disvelata l’etichetta. Touchè…Ancora una volta Un Tocai ci spiazza!
Brut Rosé Première Cuvée Bruno Paillard
Un brillante rosa cipria di alto lignaggio, con riflessi tra il corallo e il salmone, esaltato dalle trasparenze del vetro chiarissimo che si intravede dal collo scoperto. Incessante e fittissimo il perlage, con il naso intarsiato dai ricami di acqua di rose e burro, poi gelée di cotogne e patisserie, l’epilogo è segnato da una persistente nota di fragolina selvatica dai contorni appena accennati. Ogni sentore ha il tocco, fugace ma altrettanto vivido e deciso, di una pennellata di Monet.Tutto ci riporta alla Francia: la serica effervescenza carezzevole e disponibile al palato, quell’“intraducibile” eleganza che accompagna ogni sorso ma sopra ogni cosa il Pinot Noir, che parla sottovoce, senza gridare, eppure è lì presente con la sua anima nobile e verace allo stesso tempo… Francia, Francia, Francia.
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